Questo volume raccoglie una serie di Lettere che Pio Parisi è venuto scrivendo in questi anni (2000, 2001, 2002) ad alcuni amici e, a nome loro, a tutti gli altri che hanno avuto occasione di incontrarlo e di partecipare alla sua amicizia.
Cosa muove Pio? La tensione incessante della sua fede, il bisogno di comunicare l’assillo che la attraversa. Si avverte quest’urgenza, questo bisogno incontenibile di annunziare, come se una forza lo spingesse a prendere la penna e a mettere per iscritto i pensieri che gli passano per la testa durante le lunghe ore di meditazione, si silenzio, di preghiera. C’è in quest’urgenza forse la consapevolezza del carattere sconvolgente di molte sue riflessioni.
Il filo conduttore di questo libro, come di altri precedenti1, è quello della “laicità come profezia sul mondo”. (Mario Castelli) Pio usa in modo del tutto originario (e originale) il termine laicità: la parola che per quasi tutti è sinonimo di “presa di distanza”, di “mediazione” rispetto alla fede, è per Pio una parola che sgorga dalla fede. E’ questo un itinerario che lo ha occupato per decenni insieme ad alcuni amici, tutti citati nel libro: Mario Castelli, Saverio Corradino, Pino Stancari, Rossi de Gasperis, Giorgio Marcello.. e tanti altri che lo hanno accompagnato per un tratto più o meno lungo di strada.
Questo libro è una tappa ulteriore rispetto a quelle precedenti. La dimensione sconvolgente della laicità appesa alla fede non solo chiarisce in modo essenziale il suo discorso sul politico, ma affronta in modo profondo verso la fine, il concetto di “vita consacrata”.
E’ su quest’ultimo aspetto che vorremmo soffermarci, visto che sul primo abbiamo già avuto occasione di farlo2. Pio Parisi, prete, gesuita, a quasi 77 anni affronta la dimensione della vita consacrata con il grimaldello della laicità. L’impressione è che quello “scasso” che si era prima prodotto nella riflessione sulla politica, si produca ora nella riflessione sulla “vita religiosa” ( che segue una “regola”). La sua proposta di vita consacrata è il superamento consapevole e paradossale di qualsiasi separatezza, di qualsiasi “regula” che archivia e recinge una forma di vita. La forma di vita cui qui si allude, è quella stessa inutilmente proposta ai suoi da S. Francesco: il vangelo. Punto e basta. Nessun’altra regola.
La vita consacrata attraversata dalla laicità della fede è quest’abbandono di qualsiasi regola che non sia quella del vangelo; essa, quindi, coincide con la semplice vita cristiana.
Le riflessioni che Pio propone agli amici della S. Pancrazio3 hanno questo carattere sconvolgente: essi sono consacrati al Signore (celibi o sposati che siano) per via della radicalità della loro vita di fede, dell’amicizia spirituale, della centralità della Parola. Seguendo un commento spirituale di Pino Stancari agli Atti degli Apostoli, possiamo dire che essi “stanno insieme” nel “nome del Signore”. Essi sono come la prima comunità di Gerusalemme, dove non c’erano ancora preti e laici, clero e laicato. Non c’è bisogno più di una regola che protegga e divida, di una forma di vita che separi e suggelli. L’unica chiamata è quella battesimale. Il resto segue, ad una certa, notevole distanza.
L’Associazione S. Pancrazio è un’associazione di uomini e donne impegnati nella società che riflette sulla propria esperienza di fede e quindi su una sua “particolare” consacrazione. Ebbene, essa non c’è. Non c’è una particolare consacrazione. La vita del laico consacrato è quella stessa del semplice cristiano che consapevolmente mette al centro della sua esperienza la Parola, la comunione spirituale, la carità.
Come si vede siamo anni luce lontani non solo dalle consuete riflessioni sulla vita consacrata dei laici, ma dalla smania di regole, sigilli, approvazioni, fraternità ecc. che ribollono in un mondo cattolico che non ha ancora abbandonato un suo profondo, persistente strato clericale. Infatti, un denso, acuto clericalismo attraversa questo bisogno di regole. Qui, invece, alla luce di una laicità illuminata dalla fede, l’unica regola rimane davvero il vangelo e non come sublime modello, ma come evocazione quotidiana, umile di uno sforzo di essere “come loro” “nel nome del Signore”.
Quanti dibattiti inutili sul laicato, sulla teologia del laicato, sul rapporto laici-preti. Di questi dibattiti qui non c’è neppure l’eco. Non perché non si sappiano. Pio ha conosciuto e letto Lazzati e Dossetti, oltre che Congar, Chenu e tanti altri; ma perché il piano è un altro. Ogni vita è consacrata se si affida al Signore. La laicità della fede porta a superare steccati secolari e ad intravedere soluzioni originalissime e sconvolgenti.
Dopo il lavoro nelle ACLI, dove pure questo discorso era faticosamente iniziato, qui Pio approda, con l’Associazione S. Pancrazio ad una formulazione assolutamente originale della vita consacrata. Abbiamo detto dopo le ACLI. Questo libro nasce dalla consapevole volontà delle ACLI milanesi che queste riflessioni abbiano un circuito di comunicazione più vasto, perché in questo oltrepassamento di Pio esse riconoscono tanta parte della loro storia con lui e della loro amicizia verso di lui.
Giambattista Armelloni
Presidente delle ACLI Milanesi
Giuseppe Trotta
Incaricato della Formazione ACLI Milanesi
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1 Ricordiamo in particolare: La laicità difficile, Morcelliana, Brescia, 1991; Dal profondo, Cens, Milano 1993;: la cattedra dei piccoli e dei poveri, AVE, Roma, 1995; Dialoghi sulla laicità, 2000; Rubbettino; La ricerca di Dio e la politica, Rubbettino, 2002;
2 cfr la presentazione a La ricerca di Dio e la politica, che è possibile leggere nel sito www.dossetti.com
3 L’Associazione S.Pancrazio è nata nel 1989. Alla radice di questo gruppo c’è una esperienza di ascolto della Parola, quella della lectio così come proposta da padre Pino Stancari. Presidente dell’Associazione è Piero Fantozzi. Da sempre l’Associazione opera nei quartieri del Centro storico di Cosenza, dive tutti i pomeriggi vengono accolti diverse decine di bambini e ragazzi.