Carissimi,
mi permetto di scrivervi ancora nella speranza che ciò serva
alla comunicazione spirituale in cui colgo l’anima della
Chiesa, sempre insidiata dalla tentazione di cercare concretezze
alternative alla guida dello Spirito, che ci insegna a parlare
“esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (1
Cor 2, 13).
Vi comunico due lettere che ho scritto a Giovanni Bianchi e a Suor Chiara Patrizia, pensando a tanti altri amici. Spero che la brevità degli scritti ne faciliti la lettura aprendo, al tempo stesso, degli spiragli per riflettere su temi oltremodo urgenti e impegnativi.
Vi invio anche uno scritto di Giorgio Marcello su una esperienza veramente alternativa alla politica concepita e praticata solo come ricerca e gestione del potere. Da tanti anni innumerevoli volte mi sento ripetere che quel che propongo è astratto e comunque non politicamente rilevante. Capisco bene che i miei discorsi sono poco persuasivi, ma ho fiducia nella forza delle esperienze vissute che possono aprire la mente e il cuore.
Infine desidero comunicarvi una duplice esperienza che sto facendo con alcuni di voi.
La prima è la lettura continua del libro dell’Apocalisse per capire alla luce del Mistero Pasquale quel che sta accadendo ai nostri giorni e “le cose che devono presto accadere” (Apoc. 1,1). Anche riguardo a questo cammino non mancano quelli che lo considerano un’evasione spiritualista e non si accorgono che per un cristiano non c’è evasione più grande di quella di affrontare le sfide del nostro tempo lasciando in secondo piano la sfida che è il Vangelo.
La seconda esperienza è uno sforzo comunitario di convertirci nel rapporto con l’Islam. Ci siamo soffermati in tre incontri mensili (gennaio – marzo) a considerare il rapporto di S. Francesco d’Assisi con i saraceni. Siamo stati validamente aiutati dalla professoressa Chiara Frugoni e da P. Massimo Fusarelli, o.f.m. A partire da aprile proseguiremo nella ricerca di conversione ricorrendo, con l’aiuto delle piccole sorelle e dei piccoli fratelli, all’esperienza di Charles de Foucauld.
Spero al termine di questo itinerario di potervi comunicare qualche frutto spirituale di forte valenza politica. A chi lo desidera posso inviare fin d’ora comunicazioni del cammino che stiamo facendo.
Auguri vivissimi. Il Signore è veramente risorto!
Con amicizia.
Pio Parisi sj
Pasqua 2002
Carissima Suor
Chiara Patrizia,
da un po’ di tempo quando mi chiedono cosa faccio rispondo:
il contemplativo con la porta e la finestra aperte sul mondo. Poi
pensando alla vostra vocazione mi accorgo di dire una grandissima
balla.
Comunque al centro della speranza per cui vivo trovo sempre più marcato e chiaro il tema: contemplazione e politica. La lettura, con alcuni amici, del libro dell’Apocalisse ci aiuta ad aprirci al Mistero Pasquale, a comprendere quel che accade e ad aderire con la vita e con le opere alla morte e alla risurrezione del Signore.
Penso che per coloro che vengono chiamati “i politici” e per quanti anche nella Chiesa contano di più sul piano politico sia estremamente arduo accettare il disegno di Dio rivelato ai piccoli (cfr. Mt. 11, 25-27; Lc. 10, 21-22).
Ho una gran fiducia in una politica che nasca dal basso come quella di cui riferisce Giorgio Marcello nello scritto “Il lavoro di strada come intervento politico”.
Anche questo tipo d’impegno che richiede un forte amore alla povertà si alimenta alla contemplazione del disegno di Dio con il cuore aperto ai bisogni di tutti.
Per questo mi rivolgo a chi ha una speciale vocazione contemplativa perché aiuti a ritrovare la kenosis del Signore (cfr. Fil. 2) e quindi la capacità di discernere nella fede quel che accade e “quel che sta per accadere” (Apoc. 1,1). Il mondo e la Chiesa hanno gran bisogno della preghiera di chi è veramente contemplativo e che, io penso, dovrebbe far sentire la sua voce.
La ringrazio sempre della sua amicizia nel Signore.
P. Pio Parisi sj
Suor Chiara Patrizia
Monastero S. Chiara
Via Bocca Trabaia, 29
61029 URBINO (PS)
Caro Giovanni,
nell’ultima chiacchierata con te mi ha confortato la persistente giovinezza del tuo spirito e soprattutto la tua costanza nella ricerca. Anche io non smetto di ricercare con convinzione nella direzione di sempre: Dio nella politica.
Ieri mi sono ritrovato due parole nella mente: rifondazione politica. Mi sono sembrate piene di significato ed ho pensato che possono essere utili, non per dare ovviamente il nome ad un altro partito, ma per raccogliere, ordinare ed offrire agli amici convinzioni maturate nel corso di una lunga ricerca.
Parto dalla convinzione, penso da quasi tutti teoricamente condivisa, che l’impegno politico debba essere rivolto al bene di tutti nelle diverse forme della convivenza.
In pratica poi è dominante la convinzione che nel fare politica, specialmente in regime democratico, occorre cercare il consenso. In genere, tuttavia, non ci si domanda se questo consenso sia veramente libero e se sia un fatto di crescita della coscienza di chi consente con noi.
I mezzi di cui oggi dispone la ricerca del consenso sono talmente potenti che per loro natura limitano, nella maggior parte dei casi, la capacità di scelta libera e personale, specialmente quando se ne fa un uso prolungato ed acritico. Se poi la disponibilità di tali mezzi è di pochi si va verso l’azzeramento delle coscienze e delle culture.
Non va riconosciuto il valore e la dignità di politica all’agire che non abbia come obiettivo, costantemente tenuto presente e discriminante, la crescita della coscienza politica popolare, anche ovviamente tramite una serie di fini intermedi concernenti i necessari cambiamenti delle strutture.
Compito primo e irrinunciabile della politica è la crescita della coscienza politica popolare. Ho scritto in proposito nel 1975 “La coscienza politica”. Quanto mortifica la coscienza è politicamente negativo e va rifiutato nettamente. Pensare di attenuare o spegnere gli spiriti per procurare il benessere materiale può essere forse in alcuni casi compito dello psichiatra, mai del politico.
La politica non si fa da soli e senza un impegno organizzativo. Ma ci vuole tutta la creatività dello spirito per organizzarsi senza creare potere e senza esercitarlo. Lo aveva ben capito S. Francesco d’Assisi nella sequela del Signore.
Organizzarsi e organizzare significa cercare di far tutto ragionevolmente, seriamente, appassionatamente: mettercela tutta, giocarsi tutto.
La solitudine è un’esperienza fondamentale per la crescita della coscienza politica, eppure è necessario condividere. Tu, Giovanni, che sei impegnato seriamente nella ricerca, lasciati cercare. Ti sentirai circondato e sostenuto da tutti i piccoli e i poveri della terra e, soprattutto fra di loro, riconoscerai la tua Chiesa, madre e maestra, che “è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG. 1).
Programmare? Stabilire dei traguardi? Sì e no.
Sì per ovvi e molteplici motivi.
No, in quanto essendo il fine la crescita della coscienza e dello spirito, questa deve essere auspicata, aiutata in tutti i modi possibili, ma non può essere in alcun modo da noi gestita senza rischiare violenze inaudite.
La vera politica è conversione e viceversa.
Le scadenze elettorali. Sono occasione in cui si commettono le violenze più turpi, delle quali si potrebbe fare un elenco interminabile. Sono tempi di scelte impegnative per non essere assenti e per rispettare fino in fondo la libertà popolare, stimolandone la crescita.
La politica è resistenza, è andare contro corrente, è accettare di essere minoranza. La minorità è la grande scelta politica di S. Francesco, è la sequela di Gesù Cristo nel suo annientamento (la kenosis), è la scoperta della cattedra dei piccoli e dei poveri, è l’essere lievito e sale.
E’ necessaria l’incarnazione, il radicamento, la condivisione dell’esperienza dei piccoli e dei poveri.
Il radicamento lega a una realtà particolare ma nella misura in cui si va in profondità ci si apre all’universale, come i raggi che andando verso il centro si avvicinano.
La vera politica è un duro cammino senza previsioni di facili successi. Le proposte promettenti sono per lo più trappole che scattano con gran facilità.
Oggi una delle più subdole tentazioni è il clericalismo manageriale che dovrebbe essere sottoposto ad accurato discernimento.
Ci stiamo avviando, a parere di molti, verso una nuova antropologia: ciò avviene in tanti campi, ma l’uomo nuovo che può salvare deve essere impegnato in una rifondazione politica.
Prima che sia totalmente soffocata occorre rivitalizzare la comunicazione da persona a persona. Così non si arriva ai numeri necessari al potere, ma si salva il seme della convivenza umana.
Quali possono essere le conseguenze di questo modo di agire politico che si presenta come “negazione della politica”? Non c’è il pericolo che il potere rimanga sempre nelle mani di pochi, spesso dei peggiori? Non è detto, anche se è previsto nel Vangelo. La vittoria è dell’Agnello immolato (Apoc. V).
La politica rifondata è sequela di Gesù Cristo.
Scrivo queste cose a te, Giovanni, perché so che da tanto tempo lo Spirito cerca in te, hai fatto tanti passi e hai reso tanti servizi, ma “devi profetare ancora su molti popoli” (Apoc. 10,11) dopo aver divorato il libro che “ti empirà di amarezza le viscere, ma in bocca sarà dolce come il miele” (Apoc. 10, 8).
La Chiesa, popolo di Dio, ti è e ti sarà sempre vicino, anche se non mancheranno dei grandi che ti prenderanno per matto. Io no !
Tuo Pio
SCELTE
PER RIFONDARE LA POLITICA
Parlare |
Ascoltare |
Cercare il consenso |
Cercare il senso |
La propria affermazione |
Il bene degli altri |
Essere servito |
Servire |
Ci penso io, faccio io |
Ci pensiamo e facciamo |
Il potere |
L’aiutare |
Il benessere |
La fatica |
L’appartenenza |
La solitudine, la comunità |
Il favore dei grandi |
L’amicizia dei piccoli |
Sempre in azione |
Ampie pause di riflessione |
La concorrenza |
La ricerca del migliore |
Sgomitare |
Dare strada |
L’illusione della forza |
La forza della debolezza |
Fissare dei traguardi |
Disponibilità al presente e alle lunghe
attese |
“Nessuno può porre un fondamento diverso
da quello che già vi si trova, che è Gesù
cristo” (1 Cor. 3.11)
“La casa fondata sulla roccia” (Mt. 7, 24-27)