Incontri di discernimento e solidarietà



6° punto: “Accogliendo il Vangelo di Gesù Cristo nel suo contenuto essenziale, non riducibile a valori etici, rivelazione del mistero di Dio: “Deus charitas est” (1 Giov. 4,8).”



Accogliendo

Non si tratta solo di un’operazione del nostro intelletto, di una mozione del nostro affetto, di una serie di momenti nelle nostre giornate, nè di uno sforzo supremo, ma di lasciare che tutta la nostra vita sia investita, illuminata, travolta e trasformata dalla Buona Notizia.



“Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia,

la gelosia e ogni maldicenza, come bambini appena nati,

bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso

la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore”. (1 Pt. 2, 1-3)


Il Vangelo

E’ la Buona Notizia della vittoria, della salvezza.

Non è solo la migliore di tutte le notizie che attendiamo, poi appagati o delusi, nella trama della nostra vita.

La bontà del Signore ricolma l’abisso delle nostre miserie.


“Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate:

tutti i suoi flutti e le tue onde

sopra di me sono passati” (Salmo 42, 8).


A questa grazia dispone l’esperienza che


“un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Salmo 64,7)


Gesù Cristo

Non è una dottrina ma un fatto, una persona, un uomo ucciso, risorto, vivente con noi fino alla fine del mondo (cfr. Mt. 28,20).

La sua morte in croce e la sua resurrezione per le quali con lui viviamo, moriamo e risorgiamo, sono il contenuto essenziale della Buona Notizia.

Questo Mistero Pasquale che si compie con la sua ascesa al cielo alla destra del Padre è il fondamento e la sorgente inesauribile del vivere cristianamente, dell’etica, del culto, della liturgia, dei sacramenti.

Il rinvio abituale ai valori e ai principi del Vangelo, specialmente quando si tratta dell’impegno dei cristiani nel mondo, se prescinde, dà per scontato o lascia in secondo piano il Mistero Pasquale, è un insegnamento fuorivante. E ipotizza un’acqua che non ha sorgente ed è solo virtuale.


“Il mio popolo ha commesso due iniquità:

essi hanno abbandonato me,

sorgente di acqua viva,

per scavarsi cisterne, cisterne screpolate,

che non tengono l’acqua” (Ger. 2, 13).

La riduzione del Vangelo ad etica naturale è negazione o occultamento della Buona Notizia, anche se nel cuore di ognuno lo Spirito opera un’accoglienza della medesima che possiamo chiamare “anonima”.


“Lo Spirito di Dio riempie l’universo” (antif. di Pentecoste)


Rivelazione del Mistero di Dio

Mentre il cammino dell’umanità è segnato da straordinarie scoperte di cose che un tempo pensavamo nascoste, avvolte nella nebbia impenetrabile, inaccessibile, rimane nel fondo di ogni coscienza umana l’esperienza del mistero, se non altro perchè tutto possiamo conoscere e governare, ma il tempo ... no! Tutto allora diventa assurdo e l’angoscia ci invade.

Il Vangelo rivela il Mistero infinito di Dio che, al di là di tutte le domande della mente e del cuore, che poniamo a noi stessi e a lui, ci assicura che tutto ha un senso: vittoria e salvezza di tutti e per tutto.


“Hai compassione di tutto, perchè tutto tu puoi

.....

nulla disprezzi di quanto hai creato:

se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata” (Sap. 11, 23-24).


Il Vangelo è rivelazione del senso di tutta la nostra vita, della storia, della natura, del cosmo, perchè è rivelazione di Dio stesso, del Mistero infinito.

Dio è unico ed è Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio è Amore (cfr. 1 Giov. 4, 8) che trabocca su tutto e su tutti. Nelle grandi acque della sofferenza umana passa la potenza di Dio Amore operando la nostra consacrazione e santificazione con il suo Spirito.

Dio è un bacio per ognuno di noi come diceva Padre Benedetto Calati dalle più alte cime della mistica pienamente radicata nel mondo.


“Abita la terra e vivi con fede” (Salmo 37, 3).


La rivelazione del Mistero di Dio nell’estensione del Mistero Pasquale.


“Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori

e così, radicati e fondati nella carità,

siate in grado di comprendere con tutti i

santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza,

l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore

di Cristo che sorpassa ogni conoscenza,

perchè siate ricolmi di tutta la

pienezza di Dio” (Efesini 3, 17-19).


“Ombre, tenebre e nebbia

fuggite entra la luce,

viene Cristo Signore.

 

Il sole di giustizia

trasfigura ed accende

l’universo in attesa (Inno di Lodi).


L’accoglienza della Buona Notizia richiede l’accettazione di una spogliazione e il silenzio.

Siamo trascinati dallo Spirito verso la nudità della fede, davanti al Signore nudo in croce, per scoprire in lui la nudità di tutte le creature. Così ci disponiamo ad accogliere in noi la gloria di Dio.

Innumerevoli sono tuttavia le vesti con cui cerchiamo di nascondere la nostra nudità.

Copriamo la nudità stessa del Signore quando nel ricordo di lui lasciamo svanire la sua umanità sofferente con le elaborazioni teologiche sulla sua divinità e con innumerevoli forme di devozioni.

Ci sono poi le vesti con cui cerchiamo di coprire la nostra nudità con le sicurezze che troviamo in noi stessi e in tutte le creature.

Ci sono poi i paramenti sacri, la nostra religiosità ricca talvolta di speculazioni e di sentimenti, più spesso di strutture di ogni genere che ostacolano il rapporto fra la nostra radicale insufficienza e la “kenosi”, l’abbassamento con cui l’onnipotente viene a salvarci.

Quando veniamo spogliati soffriamo per quello che ci viene tolto e strappato di dosso ma anche perchè entriamo in più sentita connessione con tutta l’umanità che viene continuamente spogliata per entrare nel Regno di Dio.

Soffriamo poi per il contrasto con la Chiesa in quanto adorna di splendidi paramenti ben più pesanti e consistenti di quelli liturgici.

La nudità di fronte al Signore crocifisso ci porta al silenzio davanti a Dio e alla speranza riposta in lui.


“Sta in silenzio davanti al Signore e spera in lui” (Salmo 37, 7)


Così ci ritroviamo in silenzio di fronte a tutto il mondo: alle singole persone, alle culture, ai popoli, all’immensa corrente della donazione gratuita e della pazienza, come all’intrecciarsi delle violenze nel corso di ogni storia.

Saltano i recinti ed i confini, siamo come saldati a tutta l’umanità con la sua storia, all’universo.

E’ la piena laicità, profezia del popolo di Dio sul mondo, vero superamento del clericalismo che sempre ci assedia.


“Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo, e

questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo,

la nostra fede” (1 Giov. 5,4).”

 

L’accoglienza della Buona Notizia è un fatto estremamente personale e al tempo stesso necessariamente comunitario, cioè ecclesiale.

E’ un’ardua impresa recuperare queste due dimensioni perchè innumerevoli sono gli ostacoli ma “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” (Romani 8, 27).

Ed ecco un’indicazione chiara e preziosa, anche tenendo presente le tentazioni a cui sono esposti ai nostri giorni tanti cristiani e tante realtà ecclesiali.


“Stringendoci a Cristo pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pietro 2, 4-5).