Incontri di discernimento e solidarietà



8° punto: Per la difesa e la crescita della persona e dei rapporti interpersonali in tutti i campi: famiglia, lavoro, impegno civile e religioso.


(Con suggerimento di Alberto e Letizia La Porta.

Allegata una integrazione essenziale di Pino Baldassari)



Per la difesa della persona e dei rapporti interpersonali la via migliore è quella di cercarne la crescita.

Perché ciò si realizzi bisogna rimanere nel mondo evitando le molteplici tentazioni di rinchiudersi in recinti per i migliori, che possono essere la famiglia, le amicizie, le associazioni, i movimenti e perfino le chiese.

E’ quindi necessario cercare vie nuove per la vita personale, per i rapporti interpersonali, per strutture nuove che non siano di ostacolo ma favoriscano la crescita dei singoli e dei rapporti fra di loro.

Le minacce crescenti, come abbiamo considerato soffermandoci sul primo punto della nostra ricerca sul servizio della comunicazione, sono l’individualismo dei singoli e l’autoreferenzialità di molte realtà associative. Il tutto è aggravato dalla concentrazione del potere e dell’avere, in tempi di “globalizzazione” e di crescita del dominio dei media.


Per la crescita della persona e di autentici rapporti interpersonali:


  • fare spazio”, liberandoci di molte cose superflue che ingombrano le nostre giornate, dalle distrazioni che appaiono le più innocenti, sempre rispettando il riposo fisico e psichico necessari, e dai beni trasformati in idoli, a cominciare dalla ricchezza.

  • Ritrovare e coltivare l’interiorità, come attenzione a se stessi, a chi si è e a che cosa si va cercando, nelle ore, nei giorni e nello svolgersi della nostra vita nel tempo, incerto ma certamente determinato. L’esame di coscienza, ammesso che ci capiti ancora di farlo, non deve svilupparsi come semplice elenco di quel che di positivo e di negativo troviamo nei nostri pensieri, nelle nostre parole, opere e omissioni, ma come un riprendere coscienza di noi stessi, per ritrovare anche lo stupore e la meraviglia del mistero dell’essere persona.

  • Ritrovare e sviluppare il silenzio interiore, reso oggi particolarmente difficile da innumerevoli motivi di affanno, che vengono dal nostro interno o dalla società in cui viviamo.

  • Ricercare l’amicizia che è essenziale per i rapporti interpersonali e per la crescita delle singole persone e di qualsiasi gruppo. Con l’amicizia scoprire il valore del dono e le immense possibilità della gratuità.

  • Amicizia e gratuità fondano l’autentica compassione, condivisione delle gioie e delle sofferenze. La compassione poi deve essere la radice della responsabilità e dell’azione politica.

  • Perché condivisione e compassione non restino a livello di sentimenti nobili ma sospesi per aria e quindi minacciati di sterilità è necessaria una scelta di radicamento, di vivere insieme e quindi condividere problemi e soluzioni dei medesimi, quanto ci è possibile.

  • Al fondo di tutto dobbiamo accettare un “lutto universale” che è la via – diversissima per ognuno di noi – per aprirsi alle sconfinate dimensioni della gioia pasquale.


Questo ultimo punto introduce anche una riflessione sul compito della Chiesa: annunciare la Buona Notizia che il Signore è risorto: non vedere il mondo come rivale, non considerarsi in primo luogo come guida, cercare sempre di aprire alla misericordia di Dio, senza escludere nessuno.


Alberto La Porta suggerisce:

Arturo Paolo, “L’incontro difficile”, 1968

Erich Fromm, “L’arte di amare”, 1965




Per la difesa e la crescita della persona e dei rapporti interpersonali in tutti i campi:famiglia, lavoro, impegno civile e religioso”.


La difesa della persona è legata al valore che in ogni persona esiste e deve essere salvaguardato, a prescindere dal ruolo sociale che la singola persona svolge.


Non di rado si sente ragionare per categorie(anche all’interno delle nostre famiglie nucleari o allargate) dove il valore che si attribuisce ad un gruppo o categoria di persone è contrassegnato dal quartiere in cui quelle persone abitano. La distinzione è di tipo essenzialmente socio-economico contraddistinguendo con un segno negativo il quartiere/borgata/nazione dove quelle persone vivono o da cui hanno origine.

Se però si riesce a entrare in contatto con la singola persona, a stabilire una relazione interpersonale, anche la persona del quartiere di periferia può entrare nelle nostre grazie, purchè però ce ne venga una qualche utilità.


Ecco che allora si offre una possibilità a quella persona che, pur appartenendo ad una classe/categoria non alla nostra altezza, viene ammessa nella nostra cerchia, può partecipare al nostro consesso, pur con le dovute distanze:sono le persone che ci aiutano in famiglia, per noi utili, ma che hanno con noi una relazione di subordinazione.


E’ quanto accade a volte fra marito e moglie nel momento in cui non si condivide fino in fondo l’esperienza di vita quotidiana, le scelte che si fanno, ma si resta con la riserva mentale che le riflessioni/ragionamenti della moglie/marito non siano all’altezza dei nostri punti di vista.


E’ quando ci si vergogna del genitore anziano perché non all’altezza per cultura o per condizione fisica di partecipare alla tavola (pranzo, riunione, consesso) con i nostri amici importanti.


E’ quando si manca di rispetto ai nostri figli non dando loro la possibilità di sbagliare, ma si cerca in tutti i modi di condizionarli nelle scelte delle loro amicizie, dei loro sentimenti, della loro scuola/università, del loro lavoro.


E’ quando, con i figli già sposati, ci mettiamo a disposizione per dare una mano ma lo facciamo anche con l’obiettivo di entrare nel merito della loro vita famigliare e di coppia (molti matrimoni oggi falliscono a causa delle famiglie di origine) [1].


E’ quando nell’attività lavorativa , per raggiungere l’obiettivo che l’azienda ci chiede di perseguire, non teniamo conto delle esigenze legittime dei collaboratori costringendoli, con ricatti morali più o meno velati, a “tour de force” al di fuori di ogni rispetto delle condizioni contrattuali in essere: è un modello tutto italiano che si sta diffondendo fra persone che, pur di far piacere al capo di turno, allungano a dismisura il loro nastro lavorativo giornaliero.


E’ quando nell’attività lavorativa ogni rapporto interpersonale è condizionato da interessi personali e si perde di vista che l’interlocutore è una persona:il collega è soltanto funzionale all’obiettivo da raggiungere e se ne dimentica l’esistenza nel momento in cui non è più utile alla nostra attività.

La considerazione verso i colleghi è direttamente proporzionale alla funzione, al ruolo svolto; con la perdita della funzione/ruolo quella persona perde la nostra considerazione.


Per tutti è più facile vedere chi sta in alto, le stelle che brillano, piuttosto di chi sta in basso o di chi è ormai una stella opaca: è questa la cultura dominante che caratterizza i rapporti interpersonali vissuti quotidianamente da ognuno di noi.


Ricercare il valore della persona a prescindere dal ruolo, dall’importanza, dalla posizione economica è un esercizio da intraprendere per ridare senso alla nostra vita che oggi viviamo soltanto in funzione dell’apparire piuttosto che dell’essere.

Riscoprire il valore dell’essere di ciascuna persona è un modo per ritrovare il suo valore autentico di creatura di Dio senza aggettivi o caratterizzazioni sociali.


Concludo con questa citazione di Norberto Bobbio ed un breve commento:


Tutto è gettato sul mercato, è in corso una svendita continua, una liquidazione continua, ammettiamolo tranquillamente, anche di valori”


In un mondo in cui sono molti i potenti in grado di comprare oltre i reni e i figli, anche l’onore, la dignità e la coscienza di coloro che potere non hanno, c’è da rallegrarsi quando si trovi ancora qualcuno non disposto a vendersi.


[1] Il presunto benessere raggiunto non ci soddisfa, ma ci porta piuttosto ad una spasmodica ricerca di riaffermazione del nostro “io” sia nei rapporti di famiglia sia nei rapporti di lavoro, e si esplica nel cercare il dominio sugli altri, collaboratori o figli che siano.