Incontri di discernimento e solidarietà

10° punto: Come servizio ecclesiale. Considerando la Chiesa come popolo di Dio animato dallo Spirito nell’accoglienza del Vangelo, abbiamo fiducia che quanto ci proponiamo ci inserisca in questa corrente che è la storia della salvezza. La Chiesa come istituzione con la sua essenziale struttura gerarchica ci appare particolarmente bisognosa di aiuto per superare le difficoltà di pensare e vivere in pieno la sua presenza nel mondo a partire dal Mistero Pasquale. Tale aiuto pensiamo con il Concilio che possa venire da tutto il popolo di Dio, dal suo ” sensus fidei ” e dalla sua “gratia verbi” per cui tutti sono chiamati a partecipare al sacerdozio, alla regalità e alla profezia di Gesù Cristo.


Carissimo,


siamo giunti al decimo ed ultimo punto del cammino che ci eravamo proposti il 10.1.05. Ci vedremo il 13 giugno, alle ore, 21, in via Torelli 132 A/3.

Sono stati sei mesi di riflessione, non sempre facile, aiutati dallo Spirito che viene incontro alla nostra debolezza ed opera nel profondo di ogni persona e di tutta la storia umana.

Ora possiamo domandarci, con qualche consapevolezza in più, come possiamo inserirci in questa azione dello Spirito, anche aiutando la Chiesa nella sua dimensione istituzionale che grava talvolta pesantemente sul cammino faticoso del popolo di Dio.

Spero che tu possa non mancare a questa conclusione di una tappa certamente significativa. Ci domanderemo ancora una volta di che cosa c’è più bisogno che noi possiamo fare.

Con amicizia.



  • Abbiamo iniziato gli incontri sui precedenti punti sempre invocando lo Spirito Santo con la sequenza di Pentecoste: “Vieni, Santo Spirito....”

Ora concentriamo la riflessione sulla nostra fede nella presenza dello Spirito Santo nel mondo, nel cuore di ogni persona e in tutte le vicende umane.

La teologia e il magistero della Chiesa sullo Spirito Santo sono molto ricchi, anche con l’apporto della Chiesa ortodossa di oriente.

Conosciamo i movimenti di “Rinnovamento dello Spirito” e cerchiamo di rileggerne gli stimoli al di là di alcune manifestazioni che ci lasciano perplessi.

La pastorale ordinaria non sembra spesso annunciare il dono dello Spirito e la sua presenza operante. La stessa carenza ritroviamo nell’insegnamento sociale.

Gli Atti degli Apostoli vengono autorevolmente proposti come il Vangelo dello Spirito Santo, tanto è chiara in essi l’iniziativa dello Spirito.


  • Da anni ci proponiamo il discernimento della dimensione sociale della nostra esistenza alla luce della parola di Dio.

Tale discernimento è stato sempre proposto, in particolare da S. Ignazio di Loyola, nei confronti dei sentimenti e delle mozioni interiori che proviamo in noi stessi. “L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, che ha stabilito in noi la sua dimora, alleluia”. (Rm 5, 5; 8, 11) Antifona della Messa della vigilia di Pentecoste..

Noi cerchiamo in primo luogo di riconoscere e adorare la presenza dello Spirito Santo in tutte le persone, in tutti i movimenti e nelle stesse istituzioni, ricordando sempre l’antifona d’ingresso della Messa del giorno della Pentecoste: “Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo, egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio, alleluia”. (Sap. 1, 7)


  • Il riconoscimento della presenza operante dello Spirito richiede l’adorazione silente del Mistero infinito. Lo Spirito è inviato dal Padre e dal Figlio per la salvezza e la santificazione di tutte le creature. Nella ricerca di questa intelligenza di fede fondamentale ci può essere di grande aiuto l’esperienza di S. Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature e nella direttiva ai suoi frati e a tutti gli uomini di obbedire a Dio in tutte le creature.

Per questo riconoscimento dello Spirito di Dio siamo chiamati ad accogliere l’invito del salmo: “Sta in silenzio davanti a Dio e spera in lui” (Salmo 37, 7).


Ci si domanda se questa presenza dello Spirito è sperimentabile. Lo è come la fede, luce intensissima pur nella profonda oscurità, verificabile sempre nel confronto con la Parola.

Il riconoscimento dell’azione dello Spirito ci libera un pò alla volta dalle nostre illusioni di protagonismo nella gestione della salvezza, sperimentando quel che dice Giovanni Battista: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Giov 3, 30). Questo ritirarsi ci rende liberi per impegnarci con tutte le nostre forze per promuovere la giustizia e la pace conformemente al disegno di Dio.


La docilità allo Spirito e l’adorazione silente del Mistero di Dio è anche l’antidoto radicale nei confronti di ogni tentazione di integralismo, di integrismo e di fondamentalismo.

Quanto Paolo nella prima lettera ai Corinzi dice “l’uomo spirituale giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.... Ora noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1 Cor 2, 18-14) va inteso bene nel contesto per cui non siamo noi che giudichiamo ma la parola di Dio che è in noi non come un nostro possesso ma come Colui che ci ha posseduto e nel cui confronto cerchiamo di essere sempre pienamente docili. E’ la profezia, che è ascolto della Parola e nostro comportamento conseguente.


  • Lo Spirito di Dio opera in noi la fede, la speranza e la carità, cioè le virtù teologali, che non sono riducibili alle virtù morali e a quei “valori condivisi” che tanto stanno a cuore di molti cristiani che cercano il dialogo con quelli che non si professano credenti. Occorre su questo punto una grande chiarezza perchè si può essere ingannati dall’illusione di grande apertura quando invece si attua la chiusura.


La fede, la speranza e la carità sono presenti non solo in chi ha ricevuto ed accolto l’annuncio esplicito della Parola ma anche in chi senza questa conoscenza tematizzata e riflessa è aperto al Mistero, alla ricerca di una trascendenza, sorretto, nonostante tutto, da una speranza contro ogni speranza.


Le virtù teologali in coloro che si professano credenti in Gesù Cristo e nell’enorme moltitudine di quanti Rahner chiamerebbe cristiani anonimi, sono molto più presenti di quelle virtù morali su cui noi puntiamo come “valori condivisi” che spesso sono proiezioni di una nostra elaborazione culturale e di un nostro modo di intendere la natura in genere e quella dell’uomo in particolare.


  • Ci siamo proposti dal 10.1.05 di aiutare la circolazione, comunicazione delle esperienze spirituali. Si tratta di un servizio allo Spirito Santo o addirittura di organizzarne l’azione? Queste espressioni suonano molto male perchè è lui che “viene incontro alla nostra debolezza” (Rm 8, 27). Diciamo quindi che cerchiamo in piena docilità, nell’adorazione silente del Mistero infinito, di inserirci nell’azione dello Spirito Santo.


  • Si può intuire quanto questo atteggiamento possa essere necessario nel rapporto ecumenico tra cristiani, con ogni altra religione e movimento umano nella meravigliosa e tribolata vicenda umana.