Ricordiamo quello che fin dall’inizio (10.1.05) ci siamo proposti:
Proponiamo di servire
la comunicazione di esperienze spirituali
escludendo ogni forma ed operazione di potere
in piena gratuità
accogliendo il Vangelo
pur nella complessità contraddittoria
per la difesa e la crescita della persona
come intervento politico
come servizio ecclesiale.
Da un’attenta riflessione sul rapporto fra la crescita della coscienza e le strutture si arriva alla convinzione che è la coscienza politica, cioè il senso profondo di responsabilità verso il prossimo riconosciuto nella concretezza della convivenza umana, il fattore principale su cui puntare per una società migliore.
Guardando poi alla situazione attuale del nostro mondo occidentale appare chiaramente che il guasto principale è proprio la scarsezza di coscienza politica e l’attesa passiva scarsamente partecipata di un potere buono che faccia andare meglio le cose. C’è poi la necessità di indagare senza preclusioni – con vari strumenti economici, psicologici, teologici, ecc. – sul fenomeno del potere. Il che non significa mettersi in corsa per conquistare il potere ma disporsi a rapportarsi correttamente con questa enorme realtà.
Abbiamo già riflettuto sul rapporto fra democrazia e conversione in un testo comunicato a diversi amici in ottobre 2004, ci cui riportiamo alcuni passi.
Più che un appello riguardante la crisi della democrazia, facciamo un invito a comunicare esperienze che pensiamo siano molteplici e profonde ma poco conosciute e per lo più ignorate e scartate da chi ha il potere sui mezzi di comunicazione. Proprio questa mancanza di comunicazione pensiamo sia una dimensione profonda della crisi della democrazia.
Avendo lungamente cercato di rifondare la “laicità” su la Parola e avendola scoperta come “profezia del popolo di Dio sul mondo”, ci siamo impegnati a guardare la realtà nella sua concretezza e a fare i conti con essa, evitando quanto è possibile ogni forma di evasione, di fuga e di violenza.
La democrazia oggi in Italia, in Europa e nel mondo.
La democrazia è continuamente “parlata”.
Ma quanto la democrazia è realmente vissuta?
Una verifica va fatta per acquisire una consapevolezza elementare della scarsa partecipazione democratica e della evidente necessità di promuoverne la crescita, scoprendo vie nuove.
Cercando di comprendere la situazione attuale e la via per una crescita reale della democrazia, abbiamo individuato un nodo fondamentale nel rapporto fra lo spirito e le strutture. Si è elaborato un concetto di democrazia come struttura, lasciando in secondo piano, o addirittura scartando, l’evento dello spirito. Di conseguenza si è lavorato per realizzare strutture sempre più articolate per la partecipazione e si è trascurata la formazione e la crescita dello spirito, cioè di una coscienza politica popolare.
La preoccupazione dominante per le strutture ha comportato l’attribuzione di un primato al potere di gestire le medesime riducendo la politica alla ricerca e all’esercizio del potere.
Le strutture e il potere sono certamente necessarie, ma quando si attribuisce loro un primato schiacciano inesorabilmente lo spirito. Esse tendono, per una seduzione quasi irresistibile, a corrompere coloro che cercano e ottengono il potere e, quel che è più grave, mortificano le ricchezze spirituali, culturali e morali della stragrande maggioranza del popolo che non ha potere.
Il popolo viene ricercato e in mille modi manipolato al fine di ottenere un consenso, ignorando o scartando tutta la ricchezza di senso di cui esso è depositario.
Ci troviamo in una spirale perversa per cui quanto più ci si accorge che la democrazia è in crisi, tanto più ci si concentra nella ricerca di strutture che la facciano crescere, lasciando in secondo piano la crescita delle coscienze, e tanto più la crisi aumenta.
La preoccupazione del potere, anche in coloro che,come molti cristiani, pensano di doverlo vivere come servizio, impegna nella concorrenza e nella lotta, prendendo tutte le energie di singoli e di gruppi. Uno spazio sul gioco del potere diventa così l’“unum necessarium”.
Viviamo in una situazione in cui non è esagerato dire che la democrazia appare sfinita, in gran parte svuotata di contenuti culturali e tensioni morali. Al fondo di questa crisi riconosciamo una carenza di fede adulta e quindi una notevole responsabilità della Chiesa. Ci domandiamo allora che cosa possiamo e dobbiamo fare.
In primo luogo, un cambiamento di mentalità; una vera conversione che, partendo dal profondo di noi stessi, ci porti a spendere la nostra vita affrontando i problemi più gravi di tutta l’umanità.
Ognuno di noi dovrebbe riflettere su se stesso e quindi pensare al gruppo e alla collettività di cui fa parte e che probabilmente lo condiziona in larga misura.
Qualche ulteriore precisazione
La democrazia può nascere solo dal basso, da una crescita della coscienza popolare. Chi si ritiene in alto, imballato in un illusorio protagonismo, può ritrovare un senso della propria vita solo mettendosi a servizio di chi è più in basso.
E’ necessario scoprire “vie nuove”, con piena libertà creativa e al tempo stesso con una profonda riflessione sul passato e con totale rispetto per quanti hanno faticato prima di noi.
Occorre il massimo sforzo comunitario per capire quel che oggi sta accadendo e intervenire tempestivamente accettando le urgenze senza dimenticare i tempi lunghi richiesti dai cambiamenti profondi e dalla contemplazione.
Condizione e frutto al tempo stesso della conversione è il distacco dalle ricchezze e da altre sicurezze idolatriche.
Occorre ritrovare, oltre il dialogo, la comunicazione gratuita delle esperienze personali.