Pio Parisi
Rileggo la lettera d’invito con qualche commento.
La nostra ricerca di discernimento è una forma di preghiera, diversa da quelle che abitualmente consideriamo tali, come per esempio il rosario, la preghiera liturgica e l’adorazione silenziosa. Questa è preghiera di tipo contemplativo: attenzione a Dio presente nel mondo, agli eventi alla luce della parola di Dio.
E’ preghiera rara, difficile ma sempre più necessaria.
Leggerò qualche riga di scritti di P. Mongillo e P. Castelli. Due amici che hanno messo a fuoco e praticato questo tipo di preghiera. Mi auguro non tanto di poter leggere i loro scritti e capire il loro pensiero, quanto di arrivare a una vera amicizia spirituale con loro. Anche senza rapporti diretti: P. Castelli è morto cinque anni fa e P. Mongillo si trova a Bari. Mi sembra importante stabilire veri rapporti di amicizia anche con chi già ci ha preceduto e si trova lontano da noi.
Poi propongo di comunicare fra noi esperienze spirituali, tentativi di leggere gli eventi, da quelli personali a quelli mondiali con la fede che abbiamo e che cerchiamo.
Siamo un gruppo molto diverso per età ed esperienze; quel che ci proponiamo è di rivolgerci al mondo nella sua vastità e varietà. Per questo i nostri incontri sembrano destinati a una estrema frammentarietà e…. inconcludenza. E’ chiaro che si debbano fare anche tante altre ricerche più puntuali con uno sforzo di tematizzazione. Ma fra noi non è possibile. Eppure la nostra ricerca può diventare sempre più unitaria, organica e compatta. Come? In quanto è comunicazione che cerca sempre di essere “spirituale”, nella semplicità, nella correttezza, nella fiducia reciproca con cui ascoltiamo e parliamo, e soprattutto nella ricerca di fede, qualunque sia il tipo di certezza da cui partiamo. Facciamo insieme un esercizio spirituale.
“E lo Spirito verrà in aiuto della nostra debolezza” (Rm 8, 26)
Leggiamo ora il cap. V dell’Apocalisse: l’Agnello immolato che svela il senso della storia.
Leggo alcune frasi di P. Mongillo da “La speranza per la politica” (pp- 93-101)
Leggo alcuni passi di P. Castelli da “Dialoghi sulla laicità” (pp. 17-23)
P. Mongillo - La speranza per la politica – Ed. Lavoro
Infatti più si situa la fede nella storia e la si fa valere nella sua radicalità più essa emerge nel suo aspetto di realtà non ancora svelata.
Stiamo infatti venendo fuori da una sorta di interpretazione non credente della fede e ci si sta avvicinando ad una lettura credente di essa.
Oggi se noi vogliamo effettivamente cogliere il rapporto tra fede e politica, dovremmo, prima di tutto, renderci conto delle profonde trasformazioni che il primo dei due termini ha subito nel mondo cristiano.
Il contributo più grande che la fede dà all’orizzonte della politica sono proprio i credenti: la fede non è un complesso di teorie che devono essere applicate; la fede è un modo di esistere nel mondo di Dio.
Vi è dunque una maniera credente di porre il rapporto tra fede e politica, e una maniera teoretica, astratta di porre lo stesso rapporto.
Non si tratta quindi di dettare delle norme alla vita politica, ma sostenere coloro che sperano e lottano nel mondo, in modo da autenticare il loro rapporto con Dio.
La Parola sembra stia iniziando a tornare nelle mani della comunità. In tal modo questa Parola comincia ad inquietare le masse, in alternativa al protagonismo del culto.
“Dio non ha inviato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3, 17). Le parole dell’evangelista Giovanni dicono in profondità quale sia la laicità che è oggetto della nostra ricerca. La missione del Figlio ci coinvolge come credenti: e tale coinvolgimento è appunto la laicità. Per laicità intendiamo infatti il prolungamento dell’”opera” del Figlio di Dio, per il quale ogni cosa che esiste fu fatta e poi fu salvata; prolungamento che è compito del popolo di Dio nella storia di uomini e cose ed è profezia di assunzione di ogni autentico valore nella realtà del regno che il Figlio consegnerà al Padre “affinché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).
La laicità appare qui dovere di carità verso il mondo nella sua totalità fisica, psicologica e spirituale, affinché il Cristo diventi misura di tutte le cose.
Carità per il mondo significa anzitutto preghiera per il mondo, preghiera efficace di un comportamento verso il mondo. Ed è implicita l’accettazione di una corresponsabilità di fronte a Dio, creatore e salvatore del mondo, e nei confronti di ciascuno nel mondo.
E questa preghiera deve portare a rendersi conto che carità per il mondo significa anche individuare le esigenze vitali del mondo: cose, ambiente animato, società umana in particolare ed in genere. Non si tratta tanto di uno “studio” quanto di una “riflessione” su quello che avviene nel mondo, in questa generazione presente. Necessita riflettere assieme per cogliere il senso degli avvenimenti, non fermandosi nella superficialità della cronaca, bensì adoprandosi per scoprire, magari anche nella lettura attenta dei fatti di cronaca, gli orientamenti umani persistenti sul piano storico. A questo tipo di lettura occorre abituare i cristiani.
E la grande esigenza di oggi, che sale dal profondo al di là di ogni avvenimento particolare, appare quella di suscitare una speranza e procurare una scelta per la vita
Individuiamo quattro grandi poli nei cui campi d’azione si presenta oggi la scelta.
Primo polo è l’energia, attorno a cui si orienta il mondo della produzione.
Altro polo è quello che potremmo dire genetico, o più in generale l’aggressione biopsichica.
Poi c’è il polo della legge con cui si dà forma ai rapporti sociali. La legge è in difesa dell’uomo, cioè dell’uomo in quanto tale che è il “povero”, oppure è per servire il “ricco”? Dove sono da notare le virgolette. Oggi il benestante ha modo di rivendicare a sé i titoli di prestigio e di solidarietà che appartengono al povero. Sicché il “povero” è quello in senso biblico: che suppone sì una limitazione grave di mezzi materiali, ma pure qualcosa di più, cioè la rinuncia all’animo padronale, alla volontà di dominio e di sopraffazione (sia pure dominio e sopraffazione in ambito minimo). E in funzione della espansione dei soggetti, o invece di una massificazione generale, di una emarginazione dei cosiddetti “devianti”, di una conversione della persona in cosa? E’ per l’affermazione di una società di persone oppure di una collettività a reazioni indotte, nella quale la persone stessa diventa un puro e semplice oggetto? E il “progetto sociale” è in funzione dell’uomo oppure è l’uomo in funzione del “progetto sociale”?
Ma c’è anche un polo della religione. Perché la religione può ridursi a rito oggettivato che giunge a rendere “cosa” la stessa preghiera, il culto, l’azione che lo esprime, senza efficacia alcuna di salvezza. E’ la religione che Cristo ha combattuto, ma da cui possono non andare esenti gli stessi fedeli cristiani. La carità per il mondo ci impone invece di accogliere in ogni sua urgenza la persona del Signore, è fede che si prolunga nella speranza, è trasfigurazione del mondo, cose e società, come è stato trasfigurato Cristo nella gloria del Padre.
Occorre promuovere un comportamento.
Carità per il mondo deve infine esprimersi nell’attuazione di una trasformazione interna, sempre operante, della Chiesa
18 settembre 2002
per un discernimento sulla coscienza politica
Riflessioni dopo il raduno a Piazza S. Giovanni del 14.9.02
Un risveglio della coscienza politica?
Cosa intendo per coscienza politica:
- una responsabilizzazione verso tutte le singole persone e verso la società. Quindi in primo luogo un cambiamento interiore, una conversione
conversione > responsabilizzazione > coscienza politica
Un fatto personale
comunitario
aperto a tutto il mondo
La via del discernimento
Un’idea di coscienza politica
valutazione di quel che accade in base all’idea di coscienza politica
arricchimento dell’idea
e ritorno alla valutazione
Un primo approccio
La coscienza politica appare in una gran quantità di frammenti (Testaccio: la montagna di cocci)
Cercare di ricomporre i frammenti
come in un “puzzle” ripulendoli non semplificandoli né forzandoli; verrebbe una falsa coscienza politica.
La base della responsabilità (= coscienza politica) è la compassione, nel senso forte di avere a cuore, essere coinvolti, disponibili a portare i pesi gli uni degli altri.
Innumerevoli frammenti di compassione
nelle singole persone
nei gruppi
in particolari occasioni
come atteggiamento continuo
incoraggiata
scoraggiata
attenuata
manipolata
…………..