Lettura di Apocalisse 1, 9-20
Con la nostra ricerca di discernimento, alla luce della Parola, della dimensione sociale della nostra esistenza siamo in alto mare.
Non stiamo rintanati in un porto sicuro, non viaggiamo nelle acque tranquille di un canale, ma siamo in alto mare, nell’Oceano del mondo sbattuti da tutte le onde. Va bene così.
Siamo nella barca in cui c’è anche il Signore, la barca che è la Chiesa. Ma ecco che questa barca si è fatta grande ed è diventata un transatlantico e rischia di trasformarsi in una corazzata, in una petroliera o in una portaerei. Non si riesce più a trovare il Signore che pure dovrebbe essere a bordo.
Ma la Chiesa, diventata una immensa struttura, non resiste alla forza dell’Oceano, comincia a fare acqua e a sfasciarsi. Sembra talvolta che le onde la esaltino ma in realtà l’invadono.
Torniamo quindi alla barca con a bordo il Signore; non una o cento ma un numero immenso di barche, ed è sempre lo stesso Signore che è a bordo di tutte le barche, piccoline ma innumerevoli. In ognuna si celebra l’Eucarestia, cioè si dice il mistero della morte e della resurrezione del Signore, talvolta anche nel rito, per lo più nelle sofferenze e nelle gioie della vita quotidiana, anche da parte della maggior parte delle donne e degli uomini che nemmeno han saputo che Gesù è il Figlio di Dio, il Salvatore.
Le barche innumerevoli e piccolissime nella immensità dell’Oceano non formano una flotta, non si uniscono, non si schierano per acquistare forza e sicurezza; ne hanno più che a sufficienza per la presenza dell’unico Signore.
Continuiamo la nostra ricerca lieti di essere in alto mare.
Proviamo a dire buon Natale !