Incontri di discernimento e solidarietà
 
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Incontro 29 settembre – Cappella Universitaria 1



Pio

Il contenuto di questa comunicazione gira attorno a tre fuochi: Mistero – Politica – Fraternità.

Sei punti e una proposta.

Nei sei punti c’è la proposta fondamentale che ovviamente non è mia ma di S. Paolo; poi c’è una propostina che viene da me.

Siamo alla ricerca di una visione globale, “sinossi” più che sintesi. Sintesi è mettere insieme con un’azione nostra, sinossi è più modestamente guardare insieme.

Cerchiamo uno sguardo d’insieme di quello che va male nel mondo ma soprattutto di quello che va bene: i segni dello Spirito., come egli è presente nel mondo. Cerchiamo di riconoscere i segni dello Spirito ed evidenziarli in modo che ci possa apparire un po’ meglio “il disegno di Dio di ricondurre tutte le cose sotto a Cristo come capo, quello del cielo e quello della terra” (Efesini, 1, 10). Così Apoc. V.


1° Punto

Una riflessione su Mistero – Politica – Fraternità


Mistero

L’adorazione silente del Mistero rivelato non è riservata a pochi, ma è il principio e la fine della nostra esistenza su questa terra e poi nella pienezza della vita. Siamo chiamati ad essere adoratori del Padre “in spirito e verità”, come dice Gesù alla samaritana al pozzo di Giacobbe.

Ogni riduzione dottrinale della fede, ogni riduzione religiosa, appartengo alla religione cristiana, ogni riduzione etica, i principi del Vangelo, ogni riduzione ideologica, ecc. è diversa dalla via che il Signore ci ha indicato: “Io sono la via, la verità, la vita” (Giov. 14, 6).

Questa adorazione silente possiamo riconoscerla in tante persone che non sanno nemmeno che il Mistero è stato rivelato; specialmente nei piccoli, nei poveri, nei sofferenti c’è la percezione in qualche modo del Mistero che ci attraversa e ci avvolge. Tutto il resto: la teologia, i riti, l’organizzazione non sono questo, anche se possono essere un presupposto, una conseguenza, un coronamento, vengono dopo.

Tanti personaggi han detto che la vita cristiana o è mistica o non è. Spesso si enuncia questa verità ma con poche conseguenze e sviluppi.


La politica

Questo termine è stato catturato in modo molto stretto dalla seduzione del potere, per cui invece di intendere la “polis”, la convivenza umana, dalla città di Caino alla Gerusalemme celeste, la politica viene identificata con la ricerca e la gestione del potere, da parte di credenti e non credenti, autorità e gerarchie. E’ un abuso del linguaggio e soprattutto impedisce la comprensione della parola di Dio che è tutto un discorso sulla politica nel primo e nel nuovo Testamento. E’ presente il potere come qualcosa che va superato e si parla anche del principe del potere.

La seduzione del potere ha attraversato e attraversa tutta la vita della Chiesa.


La fraternità

Intesa come comunione nella fede, come amicizia spirituale. Questa comunione ci costituisce come soggetti della fede, aperti al Mistero. E’ quindi la via del rinnovamento ecclesiale e anche sociale.

Questi tre fuochi sono intimamente collegati: ognuno rinvia agli altri due, eppure è difficile trovarli uniti, anche nelle ricerche delle persone più serie.

Avendo questa estate letto qualcosa di più sulle esperienze spirituali passate e presenti, ho constatato come è difficile trovare esperienze impegnate verso il Mistero che non caschino in un certo individualismo. La preoccupazione della propria santità e salvezza può portare a dimenticare la dimensione sociale della nostra esistenza e la relativa responsabilità, la coscienza politica.

Il silenzio davanti a Dio se è vero è anche silenzio contemplativo del mondo.

L’esperienza del Mistero è insidiata dall’individualismo, la coscienza politica è sedotta dal potere, la fraternità è minacciata dall’autoreferenzialità.

Tanti cercano di stare insieme fraternamente e fanno tante cose belle e rispettabili ma poi viene spesso la tentazione: quello che conta è il mio gruppo, la sua affermazione. Ciò si estende anche alla Chiesa che nel momento in cui diventa autoreferenziale non è più Chiesa.


Cerchiamo di portare un minimo contributo alla unificazione di questi tre fuochi, accoglierli con questa sinossi, questo sguardo globale, mettendoci in ascolto della parola di Dio, di quanti oggi trasmettono la tradizione apostolica con la loro ricerca di credenti e di tutti quelli che cercano con cuore sincero. Tutti contribuiscono alla crescita della Tradizione apostolica, come dice mirabilmente il n. 8 della “Dei Verbum”.


2° Punto

Non mancano nel tempo che stiamo vivendo – il riferimento è in particolare alla situazione italiana per i miei limiti nella conoscenza di quello che succede nel mondo – segnali a mio avviso positivi di crisi di false maturità.

La fondamentale convinzione di dover impegnare tutte le capacità umane nello sviluppo delle scienze e della tecnica per affrontare i problemi personali e sociali, cosa giusta e doverosa, è stata accompagnata in non pochi casi dalla illusione di una totale autosufficienza. Quindi l’illusione di una maturità compiuta, come individui e come movimenti di pensiero, o almeno possibile: potremo far tutto, risolvere tutto, così si abbandona ogni apertura alla trascendenza. Questa forma, in qualche modo idolatrica, comincia sotto vari aspetti a entrare in crisi. Ciò è esposto bene in Bede Griffiths in “Una nuova visione della realtà”.

Altri segnali di crisi ci sono nel pensare che l’economia e la tecnica risolvano tutto. E’ vero che siamo sempre più condizionati da queste realtà ma non sempre per il bene. Anche in questo ci sono segnali di crisi.

Avere come idolo l’intelligenza umana è grave, ma avere come idolo la tecnica e l’economia è ancora più grave. L’uomo è somiglianza e immagine di Dio, l’economia no. Comunque questa è una considerazione secondaria.

Altri segnali di crisi li vedo nella Chiesa, in particolare nella sua dimensione istituzionale e gerarchica, in quanto è tentata di dover realizzare la propria missione nel mondo con una sapienza fondamentalmente umana, lasciando in secondo piano il Mistero, la sapienza divina, chiudendosi in tal modo alla vera maturità della fede. Si pensa che il cristiano è quello che con la sua intelligenza, con la sua filosofia greca e con il diritto romano, prescindendo dal Vangelo, ha raggiunto la sua maturità. Questo atteggiamento dà segnali di crisi, anche se sotto certi aspetti sembra rafforzarsi.

Il Vangelo mette sempre in crisi queste forme di illusoria maturità: dell’intelligenza, della tecnica, del cristiano con la sola sapienza umana. Tutte cose positive che però se mettono da parte il Vangelo, rivelazione del Mistero, hanno contenuti idolatrici.

Allora ho pensato che l’umanità possa oggi trovarsi in uno “stato adolescenziale”, con aspetti molto positivi. Quando ci si considera maturi non si cerca più di crescere; gli adolescenti cercano di diventare maturi, uomini. Nello stato adolescenziale c’è un’apertura verso qualche che deve ancora venire.

Pensavo che bello che ci siano segnali di crisi che mettono in luce uno stato adolescenziale di apertura verso una nuova maturità, anche se come gli adolescenti siamo ancora ragazzini con tante cose incongruenti e contraddittorie.

Mentre mi compiacevo di questo pensiero, ho riletto nel Vangelo che il Signore ha detto: se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli. Bambini non adolescenti. La fede passa attraverso il riconoscimento del nostro stato di bambini. E’ meraviglioso. Il Salmo 131: “Come bambini svezzati in braccio alla mamma”. Quando arriviamo a sentirci tranquilli e sereni nelle mani di Dio siamo alla vera maturità.


3° Punto

La pace.

Siamo portati a cercare la pace in un’etica condivisa, un’etica al ribasso. Un minimo etico in cui si possono trovare d’accordo le religioni, i laici, ecc. E’ anche questa una cosa buona e consapevole ma non è la via migliore.

La via migliore è cercare la comunicazione, il dialogo per la pace, nella comune apertura al Mistero. La domanda sul senso della vita, la percezione del mistero in cui essa si svolge è la condizione per aprirsi al Mistero rivelato. Se uno non coglie l’oscurità della nostra esistenza non cerca al di là.

E’ un’esperienza diffusa tra tutte le persone con cui ho qualche contatto – dai più giovani agli anziani, anche fra quelli che sembrano più distratti da una società che offre e sollecita alle distrazioni –; dal fondo in tutti emerge la domanda sul senso ultimo.

La via più battuta è quella dell’etica ma c’è una via più sicura e universale, spesso dimenticata, ed è l’incapacità dell’uomo a capire il senso della propria esistenza e di quella di tutte le creature, per cui ci si apre a ciò e, soprattutto a chi, è al di là della propria realtà. E’ la via dell’apertura al Mistero, la mistica.

Invece che nel ribasso dell’etica cerca la via della mistica, che è la più elevata e nel tempo stesso la più radicata nel profondo di ogni persona umana.

Bede Griffiths ha fatto una lunga e seria riflessione sulle esperienze mistiche cristiane, indù, buddiste e mussulmane trovando una grande sintonia.

Bobbio, novantenne, diceva che di fronte alle domande essenziali di senso, non essendo credente, non aveva risposte ed era umiliato nella sua intelligenza. L’accettazione di questa umiliazione pensava che fosse la sua religiosità, forse non molto dissimile da quella dei grandi mistici.


4° Punto

Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio,

ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio;

è questo il vostro culto spirituale.

Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio,

ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm. 12, 1-2 )


Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio”. (Ebr. 12, 1-2).


Questa è “la proposta”. Poi accennerò a una mia piccola proposta.

L’offerta dei corpi non riguarda il corpo fisico, ma l’essere nella realtà, nel mondo, nella storia; la nostra esistenza terrena.

Il culto spirituale, cioè conforme alla Parola.

Non conformatevi alla mentalità mondana; in questo mondo, in questa società ci viviamo e siamo sempre più tentati di conformarci. Ci stiamo, criticando questa o quella cosa, ma nel complesso ci stiamo abbastanza bene, ci si adatta, ci si accetta.

Trasformarsi rinnovando la mente: è una metanoia, un modo di guardare, di pensare, di sentire diverso. Uno sguardo globale, la sinossi, illuminato dalla fede. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo” (Fil. 2, 5).

Per poter discernere. Siamo sempre alla ricerca di capire che cosa Dio vuole, analizzando le cose, la situazione, tutti impegni giusti e doverosi, ma alla radice del capire quello che sta succedendo c’è sempre la conversione, il non conformarsi ma trasformare la nostra mente.


5° Punto

S. Paolo dice: “Non sono più dunque io che vivo ma è Cristo che vive in me”. Espressione molto bella che potrebbe, dovrebbe sorreggere tutta la nostra vita.

Mi viene da aggiungere “e l’umanità che vive in me”.

Sono sempre ripiegato su me stesso: la mia salute, il mio successo, i miei diritti, la riconoscenza per quel po’ di bene che faccio. Eppure davanti a Dio non mi sembra di esserci più io ma tutta l’umanità e tutto l’universo. “Gesù è il sole di giustizia che trasfigura ed accende l’universo in attesa” (Inno di Lodi).

Non cancellare il nostro io ma ritrovarlo nel mondo.

Tanti parlano della Chiesa e pensano solo alla Gerarchia o ai cristiani. Ma il popolo di Dio, quali sono i suoi confini? L’azione dello Spirito Santo che “riempie l’universo”.

Cerco che Cristo viva in me e per questo cerco che sia l’umanità e l’universo a vivere in me. Cerco e poco ci riesco.

Ascolto ancora, non so per quanto tempo, la rassegna stampa: i giornali hanno parlato in gran parte di Mastella e un po’ del Myanmar.

Non mi trovo pienamente in sintonia con tante persone che propongono la vita cristiana come un loro modo personale o comunitario di cercare Dio. Anche i Gesuiti alle volte sovrabbondano nel parlare della via ignaziana. Provo un certo disagio. Spero che sia un pizzico di maturazione perché mi ripeto sempre “sta in silenzio davanti a Dio”. Non posso pensare a Dio come il mio bene senza pensare che è il bene di tutti, fra i quali ci sono anche io.

Così mi appare carente ogni forma ecclesiale che pone in primo piano la salvezza personale, il noi, gli appartenenti alla Chiesa istituzione nelle sue innumerevoli concretizzazioni. Tutte cisterne screpolate, dice Geremia al cap. II. Abbiamo fatto un doppio peccato, abbiamo abbandonato la sorgente dell’acqua viva e ci siamo fatti una massa di cisterne screpolate che non contengono l’acqua.

Non son più io che vivo ma è l’umanità che vive in me, penso sia anche il fondamento di una vera coscienza politica. Che cosa i cristiani devono portare nella politica: essenzialmente la conversione che è la fede. E’ tutto il contrario dell’integralismo.

Per questo il libretto di Chiara Patrizia “Pregare nella storia”, clarissa che da 45 anni vive in stretta clausura, ci può essere di grande aiuto.


6° Punto

Dottrina e rito

La dottrina e i riti sono due grandi ricchezze dell’umanità, della cultura e anche dell’esperienza cristiana.

La catechesi, la teologia, il magistero, la Congregazione della dottrina della fede. Una straordinaria ricchezza culturale, una grande garanzia per la nostra ricerca.

Però la dottrina non è la fede o meglio la fede non è dottrina. La fede è un’esperienza, un affidarsi a Dio; non può essere posseduta: io possiedo la fede è una stoltezza. E’ la fede che ci possiede; lo Spirito del Signore ci attrae e ci prende, liberamente siamo chiamati a rispondere. Ritrovare quindi il primato della fede che è esperienza e non dottrina. Un amico in grave difficoltà di salute sta scoprendo che la fede è esperienza e scrive in proposito con gran lucidità.


Qualcosa di simile riguardo al rito.

La liturgia è fatta di riti, pensiamo in particolare al battesimo e all’Eucaristia. Sono una cosa bellissima e importantissima. Ma nel momento in cui il rito diventa la realizzazione dell’essere cristiano (praticante), in cui da mezzo diventa fine, non significa più e diventa un ostacolo, in un certo senso l’ostacolo più grande.

Il fine dell’Eucaristia, vissuta con fede, in quanto è collegato con la pienezza della vita, è l’inizio della vita eterna: stretto collegamento fra l’Eucaristia e la visione di Dio, la Gerusalemme celeste. Ma quando viene messa da parte la fede, rimane la preoccupazione del rito. Una Messa di matrimonio può essere organizzata in modo perfetto, preparata in tutti i particolari per mesi ed essere una perfetta rappresentazione sacra, recita a soggetto religioso. Non c’è un momento di silenzio, un’ottima musica, ottime parole.

Occorre ritrovare il rito come espressione dell’adorazione silente del Mistero infinito.

Concludo con questo punto delicato.

La dottrina sociale della Chiesa quando non fa riferimento al Vangelo è un guaio, ci apre però alla speranza che ci siano ancora cose molto migliori da scoprire, testimoniare e vivere.

Scoprire i limiti della Chiesa è sempre una gioia che mi consente di chiamarla ancora Madre e Maestra sapendo che deve ancora darmi un nutrimento molto migliore.

Così la Messa in cui si vivesse quella sinossi, sguardo globale di Mistero, Politica e Fraternità, sarebbe un punto di arrivo. La Messa non può stare in un orario perché è il fine. Ci può stare ma bisogna considerare con quale spirito la si propone e la si vive.

Superare ogni strumentalizzazione della Messa..


Ripeto una parola per ogni punto.

  1. Mistero, Politica, Fraternità: una visione globale.

  2. Le false maturità. Uno stato adolescenziale. Il Vangelo: se non diventerete come bambini...

  3. La pace nell’etica al ribasso o nella comune esperienza del mistero.

  4. Fondamentale R. 12, 1-2, Ebr. 12, 1-2.

  5. L’umanità vive in me.

  6. Dottrina e vita.



La proposta

Provare a fare un lavoro sulle parole per aiutare la convergenza nella ricerca spirituale. E’ quello che fa lo Spirito Santo e noi dobbiamo cercare di assecondare la sua azione.

Stabilire un itinerario ben determinato che al tempo stesso non costringa nulla, un binario che lasci totalmente liberi.

Un lessico.

Scegliere alcune parole che oggi vivono negli uomini di cultura come nella povera gente e vedere che significato hanno.

Poi vedere che cosa dice il Vangelo con quelle parole.

In terzo luogo vedere come quello che dice il Vangelo è presente nella coscienza delle persone anche se non in tema di quelli che si presentano come gli interpreti di questa coscienza.

Un lavoro del genere lo abbiamo fatto per molti anni con Castelli, Corradino, Stancari e vari altri amici sul termine “laicità”. Abbiamo scritto in proposito quattro libri. Non è questo che propongo per ogni parola. Ma in modo breve, semplice ed essenziale: che senso hanno queste parole oggi, come sono presenti nel Vangelo, come sono presenti nella coscienza senza che vengano messe a tema, esplicitate.

Sono tante le parole e a mò di esempio ne dico quattro.

Visibilità

Oggi nella Chiesa c’è una tentazione forte di visibilità mondana. Si è molto preoccupati della presenza, de numero, dell’impressione che si può aver dato. Viviamo, ho sentito dire, in una cultura dell’immagine.

Il Vangelo dice: vedano le opere vostre buone e diano gloria al Padre che è nei cieli, non a voi.

Il demonio ha portato Gesù sul pinnacolo e gli ha detto “buttati di sotto” (ma aspetta che sia arrivata la TV).

Il discorso della montagna quando parla delle opere buone (preghiera, digiuno, elemosina) non dice di farle sapere: al contrario.

Considerare poi come nel quotidiano è visibile lo Spirito di Dio che opera in tante persone, nella pazienza, nella disponibilità agli altri, nella gratuità. Sono, è vero, anche assatanati per i propri interessi, ma non è tutto là, c’è anche capacità di essere solidali: e questa è visibilità dello Spirito nel quotidiano. Da parte della Chiesa bisognerebbe evidenziare questa visibilità, che generalmente non è riconosciuta.


Successo

Viviamo in una cultura del successo.

Quel che mi fa impressione non è quanto ognuno cerca il proprio successo ma quanto tanti, forse quasi tutti, ammirino le persone di successo, fin da quando si è bambini di dieci anni. Il cristiano che ammira tanto il successo come fa ad ammirare l’insuccesso più clamoroso che è stato quello di Gesù.

Una volta un vescovo a un giovane delle Acli che gli domandava come si potevano seguire certi suoi consigli e al tempo stesso seguire Gesù povero, rispose: hai visto che fine ha fatto!

In particolare il successo nelle opere buone: può essere una vera trappola. Per essere buone le opere devono avere successo, è giusto, ma poi servono i fondi, le amicizie… e si può finire impelagati.


Vita

Il Vangelo parla sempre della vita (in particolare Giovanni) e intende la vita eterna.

Noi stiamo sempre a parlare della vita dal concepimento alla morte, rischiando di lasciare in secondo piano l’annuncio del Vangelo.

! Giov., 1: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito… e le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, perché la vita si è fatta visibile… e vi annunciamo la vita eterna…”.



Il metodo per il lavoro sulle parole:

  • come vengono usate

  • come sono nel Vangelo

  • come il Vangelo è vissuto


E’ un lavoro che si può fare in tanti perché le parole sono tante. Così viene fuori un lessico (si possono anche mettere in ordine alfabetico)

Questa è la mia proposta che potrebbe essere praticabile e utile.

Rimane che la proposta fondamentale è Romani 12, 1-2, Ebrei 12, 1-2).



Riccardo Chieppa

La mia opinione è che soffermarsi sul significato di alcune espressioni alla luce del Vangelo è quanto mai opportuno. Alcune parole vanno considerate e sono collegate l’una con l’altra. Indubbiamente successo e visibilità. Il mondo vive per essere visto, in TV. Non interessa se si è visti per qualcosa di malaffare o di buonaffare. Ciò avviene soprattutto fra i giovani. A titolo volontaristico mi occupo dei rapporti dei minori con la TV; ci sono state ultimamente tre o quattro trasmissioni che hanno elencato una serie di fatti: una di modelle che è scandalo di droga. L’immagine che è derivata è che sono aumentati i suoi guadagni. Questo ostentatamente dalla TV di stato che paghiamo tutti quanti. L’altro caso è quel fotografo che dopo lo scandalo ha aumentato i guadagni.

Questo si mostra ai giovani: l’importante è essere visti, apparire, non importa come. La pubblicità è l’anima del successo, che alle volte è vero e proprio commercio.

Ritornare ad alcune parole come l’umiltà e la carità.

Anche lo spunto: fare e parlare. Si parla di ciò che poi non viene realizzato. La facilità di esprimere l’opinione su ogni cosa. Siamo diventati tutti tuttologi e non esperti di una certa cosa.

La mancanza di dialogo è la rovina della nostra società, a cominciare dalla famiglia: nei momenti in cui si sta insieme per i pasti è accesa la TV. La mancanza di dialogo fra padri e figli.

Avviene tra i politici nella vita, sui giornali… c’è una ipercritica esasperata che è un modo anche questo di arrivare ad essere visti con la trasgressione nel dialogo e quindi la visibilità. E’ il tarlo della società. Mancano solidarietà, carità, umiltà. Tutti sbagliamo. Ai giovani che si avviano alla carriera giuridica dico “guardate i codici processuali: tre gradi, perché il giudice è portato a sbagliare e il diritto processuale cerca di correggere gli sbagli”.

Una riflessione sulla visibilità accoppiata alla mancanza del dialogo è quanto mai opportuna specialmente per le giovani generazioni. Nelle scuole si parla con la prepotenza, da cui il bullismo. E’ un modo per essere visti. Alcuni filmati vengono dati per allenarsi ad apparire con nome e cognome. La notorietà viene a sanare qualsiasi azione. E’ l’aspetto drammatico della società di oggi, a cominciare ai politici per i quali è importante di andare sullo schermo, sui giornali.

Apparire si, ma con le opere, con l’azione, con il buon comportamento.


Flavio Zanardi

Questa idea della redenzione dei concetti è bellissima.

Mi sembra molto bella la distinzione fra “sintesi”, che è un porre con forza e ha un briciolo di violenza, mentre la “sinossi” è un guardare, contemplare.

C’è una parola che mi intriga perché è logorata soprattutto dall’abuso clericale, la parla fraternità.

Ci sono tre concetti fondamentali chiarissimamente cristiani: libertè, egalitè, fraternitè. Sono stati secolarizzati e reintrodotti con la violenza dai vari giacobini. La libertà e l’uguaglianza sono concetti dialettici. Se la libertà è di mercato e l’uguaglianza ottenuta con il rullo compressore della burocratizzazione, non stanno assieme: il mercato è figlio di mammona e l’uguaglianza è burocrazia. Chi garantisce è la fraternità che è comunione. E’ un valore fondamentalmente religioso. Dei tre valori è quello su cui si passa più di volata, in termini da suonatori di violino, e non si va mai alla sostanza. Malraux, uomo discutibile finchè volete, ha detto che il prossimo millennio o sarà religioso o non sarà; religioso intendeva “la fede”. E’ la visione del mistero che ci riporta alle nostre vere proporzioni.

Quando parliamo non facciamo molta attenzione, non siamo abituati all’adorazione che facciamo poco e male.


Lorenzo D’Amico

Lo sguardo d’insieme è un desiderio profondo dell’animo umano. Quando si acquista una cerca coscienza si sperimenta il contrario: la frantumazione. Il desiderio di sguardo d’insieme rimane davvero per tutta la vita. Porto due esempi.

Venti giorni fa una donna rumena è finita sotto la metropolitana ed è stata in coma fino a ieri. La figlia di amici carissimi si è consegnata alla polizia raccontando che era stata lei a spingere la rumena. Questa ragazza è mentalmente fragile e da anni rifiuta ogni tipo di cura tanto meno farmacologia. Tante idee sul modo di alimentarsi, grande frammentazione. Con il padre e la madre ci troviamo seduti con la speranza che lei avesse tentato il suicidio: stava seduta alla stazione della metro e si è buttata di sotto e per sbaglio ha inciampato in questa donna. Le immagini ci hanno fatto vedere che era andata diversamente. Con il desiderio che la figlia si suicidasse!

Una goccia che cade in un vaso si rompe in mille gocce.

Tanti anni fa, sempre dove abito, l’arancia meccanica. Una famiglia di amici notevole per l’impegno nella comunità cristiana; uno dei figli faceva parte di un gruppo che faceva furti nelle ville dove ci fossero belle ragazze. Andavano a letto con la ragazza e poi se ne andavano con la refurtiva. Uno pensa quale può essere la frammentazione.

Tante volte ci sentiamo frammentati per stupidaggini, viviamo profonde lacerazioni interne. Alla fine della vita, quando saremo dall’altra parte, ci guarderemo indietro: tutta una vita lacerata per questo? Ci sono lacerazioni reali ma non necessariamente tutti vivremo la vita così. Credo che lo sguardo d’insieme di cui Pio parlava sia possibile solo quando si è passati attraverso la vita a occhi aperti.

Anche le poesie di Chiara Patrizia, che vive in clausura, non dimostrano affatto una donna che è fuggita.

Non temere quando passiamo tempi o una vita di frammentazione. Lo sguardo d’insieme, che ci può essere stato, verrà.


Giulio Cascino

Ho ascoltato l’introduzione di Pio sotto l’influsso dell’ultima lectio di Pino Stancari sull’Apocalisse, capp. 12 e 13, e l’ho trovata molto pertinente.

La proposta di Pio circa le parole può sembrare un esercizio intellettualistico e in realtà è profondamente religioso.

Circa la cultura dell’immagine Stancari dice che la seconda bestia (cap. 13) inviata dal drago, è il potere culturale a servizio del potere politico. L’abilità di questa bestia è soprattutto quella di sostituire la realtà con le immagini; a un certo punto crea una statua che tutti adorano e, con gli effetti speciali, riesce a farla parlare.

Siamo in pieno in questa situazione: le immagini sostituiscono, quello che conta è apparire. La massima abilità è quella di sostituire completamente la realtà con l’immagine. I discorsi di Corradino sul verbalismo: le parole che dovrebbero mediare la realtà la sostituiscono.

La parola politica a cui si è dato un certo significato è diventata quella. Non è solo un fatto linguistico ma una operazione che tocca la sostanza: la politica diventa solo conquista e gestione del potere e le persone per bene se ne stanno alla larga.

Ritornare a dare peso alle parole non è un’operazione semplicemente culturale, è il primo passo di una conversione prima nostra e poi di altri.

Dal Vangelo mi è venuto subito in mente: “quando preghi vai nella tua stanza… quando fai penitenza…”. E’ il rovesciamento delle regole di oggi. Tutta la pubblicità si fonda sul dare l’immagine della qualità del prodotto. Il Vangelo propone l’esatto contrario.

La parola potere. Il Vangelo non dice tanto che c’è un potere buono e uno cattivo, ma che quello che consideriamo potere non è tale; il potere è quello di Gesù Cristo che muore e risorge. L’Apocalisse ci rivela che quello che consideriamo potere è fragile, è uno scimmiottamento del Mistero Pasquale.

La proposta di Pio è estremamente concreta: se si ridà il senso alle parole conforme al Vangelo, si inizia già a cambiare le cose. Se si vuole cambiare la politica il primo passo è ripensare la parola. E’ un fatto concretissimo.

Si tratta ora di vedere come fare, come dare continuità: questa iniziativa è molto coerente con il percorso che stiamo facendo e ha un legame strettissimo con Stancari e le sue “lectio”.


Renato De Paolis

Far emergere le cose buone che ci sono non dimenticando le cose negative. Testimoniare che il Signore è di amore e di gioia, anche nei momenti più delicati della vita.

Vivo un’esperienza con persone che stanno veramente male: dai uno e ricevi cento, il Signore è presente nelle persone più disperse e disperate.

Citare questa o quella persona è importante ma la fonte principale è Gesù. Quanto ci affidiamo allo Spirito Santo?

Ascoltare può essere molto difficile: anche le persone che non parlano bene bisogna cercare di capire a che cosa vogliono arrivare.

L’ascolto più importante è quello del Signore che ci parla in mille modi anche da chi meno lo aspetti.

In questi giorni esulto di gioia vedendo testimonianze che ho cercato di vivere concretamente: il card. Van Franke, Moscati, quante testimonianze della fede concreta.

Ascolto anche quando vedo che nelle chiese c’è il vuoto assoluto. In Cappella go visto “una” ragazza e mi ha fatto tanto piacere: una persona che stava lì veramente a meditare.

Mi sento portato, non posso fare a meno di entrare in una chiesa quando ho tempo libero. Se Gesù è lì perché non cerchiamo di andare per momenti di meditazione e di ascolto per avere più forza. E poi uscire e ascoltare, comprendere tutti perché ognuno è prezioso agli occhi del Signore.

Paolo VI: l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni.


Roberto Giordani

Una parola importante “adorazione”. Parola poco diffusa, appartiene a un rapporto intimo, individuale, non trova posto nel conformarsi alla mentalità corrente.

Pio la mette al primo posto come fondamento di tutto.

Un’altra parola “soluzione”. Si riallaccia al secondo punto sull’evoluzione umana. Vediamo la tecnologia e l’economia come la soluzione. Effettivamente molte cose si risolvono; un tempo eravamo disarmati e ci si affidava a Dio. Oggi si son capiti tanti meccanismi. Sembra che avanzando ci sia sempre meno bisogno di affidarsi a Dio, perché risolviamo.

Ma cosa significa soluzione? Non vediamo la complessità della situazione umana che è al di là del visibile. Quando parliamo di soluzione ci autolimitiamo ponendo un vincolo in tante altre cose che costituiscono la ricchezza infinita di ciò che ci sta dentro, quel dentro che è in noi e che è l’umanità.

Soluzione la vedrei anche in rapporto a un’altra parola: “crescita”, sviluppo.

L’umanità che vive in me, un altro punto fondamentale.

Il livello che presenta Pio è difficile, è già una realtà di paradiso, è una maturazione molto superiore alla nostra, alla mia personalmente. Il limite personale è necessario ma non è sufficiente; c’è il problema di tutti.

Un’altra parola è la “povertà”; c’è molto da sondare.

In una recente omelia del Papa vedevo una impostazione molto diversa da quella del Gruppo della Tenda.


Raffaele D’Agata

La visibilità può essere anche un bene.

Lasciarsi liberare dal peccato rende la visibilità buona.

Visibilità può voler dire trasparenza.


Ruggero Orfei

Stiamo costruendo un mondo parallelo. Come va a finire?

Tutto il sistema dei valori si sta spostando. Miss Italia oggi è diversa da quella di 50 anni fa. Si realizza un essere diverso non solo sovrastrutturale. Ontologicamente cambia. Questo pone il problema d’interpretazione di questo mondo perché c’è un antropomorfismo accentuato che cambia anche il modo di concepire la fede e Dio stesso. C’è una idolatria che si sta affermando in maniera massiccia. Politica, fraternità… vanno a imbucarsi in un tipo di società che ci confonde.

Fraternità dovremmo riportarla a Dio e immaginare Dio è la cosa più difficile; l’antropomorfismo sta dilagando. Stiamo peggiorando e non so come andremo a finire. Manca un riferimento anche per la legge.

La politica: si ritorna a prima del cristianesimo. Il re è Dio. Le tentazioni di Gesù sono sul potere. L’essenza della tentazione è il dominio. Noi vediamo tutto in funzione del risultato, quindi la ricchezza, l’affermarsi. Il divismo e l’essere politico stanno quasi per coincidere. Ha ragione Napoletano, ormai lo diciamo in tanti.

Il gusto della parola legata alle immagine si sente nelle corrispondenze dei telegiornali. Vengono dati una massa di particolari cretini per fare notizia. Con questo malanno dobbiamo fare i conti.

Padre Livio dice follie totali: Dio ha creato gli animali perché noi guardandoli possiamo capire quanto siamo intelligenti. Ne dice tante di questo tipo, parla di Medjougorie, una chiesa alternativa, un quinto vangelo. Parla sempre, ma è aria fritta.

Il discorso sulla pace come concordia richiede un’analisi, una volontà di intendersi.

Su La Rocca La Valle ha proposito del partito democratico parla del metodo: hanno smontato tutto prima, per poi fare qualcosa a un livello più basso, perché bisogna andare d’accordo per forza. Qualche arroccamento bisogna farlo.

L’universalità di Dio la sentiamo in maniera diversa.

Il compendio della dottrina sociale della Chiesa è al ribasso. E’ un parallelo del codice di diritto canonico.

Dobbiamo riprendere in mano il discorso di Paolo sulla legge.

Son convinto che dobbiamo iniziare dalla analisi delle parole: duemila anni di cristianesimo ci hanno riportato alla legge. Bisogna rifare il discorso perché ce ne è stato uno parallelo.

La tecnologia della comunicazione legittima tutto e se una cosa non passa attraverso i media non è. Le notizie dei telegiornali possono essere del tutto cretine ma dispongono del filmato. E’ reale solo quello che si può trasporre in una immagine. La situazione peggiorerà.

La presenza cristiana nel mondo esige una critica molto attenta.


Renato De Paolis

Radio Maria e Medjougorie sono recepite in modo molto diverso per esempio da persone anziane. Non bisogna giudicare.


Flavio Zanardi e Ruggiero Orfei citano:

S. Francesco

Macchiavelli

La ragione di stato.


Giulio Cascino

Il potere come dominio e il potere come servizio.

Nella parola di Dio non è dominio.

La politica gestione del potere è semplicemente sbagliata, è una degenerazione. La convivenza umana è fatta di relazione e per questo è necessario che qualcuno decida anche per altri ma non perché domini. Nel consesso umano la politica è necessaria perché conviviamo e qualcuno deve occuparsi dei problemi della convivenza. Il dominio è una degenerazione, nasce dal peccato, l’istinto di prevaricare va combattuto. La gestione del potere non si deve più chiamare politica.


(Pausa pranzo)






Sr. Eugenia Lorenzi

Ho avuto i fogli di Pio quindici giorni fa, per cui li ho letti, ci ho riflettuto e pregato sopra ed ho trovato una ricchezza e un orientamento.

Ora solo una risonanza di cose che mi sono rimaste dentro e su cui intendo continuare a riflettere e a pregare.

La fede dono dello Spirito che trasfigura l’universo, mi suona dentro. Gesù sole di giustizia trasfigura l’universo in attesa, mi piace ancora di più perché l’universo è in cammino verso lo Spirito.

Che la fraternità non diventi autoreferenzialità. La vera fraternità è l’amicizia spirituale, condivisione della fede che è fondamento della vita cristiana. Se parto dalla fede la costruzione cresce, altrimenti è tutto vano.

Stare in silenzio, davanti a Dio, dentro la storia.

Non son più io che vivo ma è Gesù e l’umanità che vive in me, è una delle cose che mi affascina di più.

Leggevo in questi giorni che il nostro corpo contiene tutto ciò che Dio ha creato e la nostra memoria è abitata dalle generazioni attraverso i secoli. Questo mi entusiasma perché mi permette di non sentirmi mai sola ma in comunione con l’universo e con tutti. E’ un punto in cui mi ritrovo spesso come nel libretto “pregare la storia”.

L’ascolto in una società che è bombardata da milioni di parole con il filo rosso della parola di Dio, su cui poi imbastire le parole di consolazione. Specialmente quando vado alle carceri. Recentemente abbiamo fatto un laboratorio ristretto a 30 suore che lavorano nelle carceri (su 220); ci siamo ascoltate due giorni consecutivi sul nostro vissuto per vedere che cosa lo Spirito Santo operava dentro questo servizio e in tutto il gruppo. E’ venuto in luce: “imparare il magistero dell’ascolto” e ne ho fatto un dovere personale; non si è mai imparato abbastanza. Ascoltare in carcere è faticosissimo perché attraverso le parole bisogna vedere che cosa affiora nella loro vita come esigenza dello Spirito; anche se hanno commesso vari delitti, emerge il bisogno di aiuto. Mi viene in mente P. Luigi “Gesù, ho bisogno di te!”. Cerco di dare io una mano e poi suggerisco di chiedere aiuto a Gesù che è l’amico. Così imparo ad ascoltare e così imparano anche loro. Per prepararli ai sacramenti più che dare la dottrina cerco di far venire a galla in loro il bisogno di un salvatore che li conforta, fa loro chiedere perdono per il male che han fatto. Mi sembra che questa e non la dottrina sia la vera catechesi: indicare Cristo salvatore.

La visibilità: essere e non apparire, fare e non dire, mi diceva un sacerdote quando ero giovane. Era un buon esame di coscienza. Il fare poi traduceva il dire; quello che era vero.


Maria Teresa Tavassi

In questo periodo cerco di stare in silenzio davanti al Signore. Lavoro con gli immigrati e i loro problemi mi toccano. Ho pensato a tutti questi anni e quel che ho ricevuto da Dio nell’ascolto, sia della sua Parola sia dalla storia, dalle persone che soffrono, dalle situazioni; negli anni che ho vissuto con la caritas italiana catapultata nelle situazioni di emergenza. Ho ritrovato in tutti i sofferenti la parola di Dio come in testimoni che mi hanno accompagnato.

Tutto questo mi completa e divento parte dell’umanità sofferente.

Non ho nessuna risposta da dare ma penso sia il Signore che si fa vivo, ci vuole anche attraverso me stessa. Ho capito che tante persone mi completano: qui sta la fraternità che è estesa a tutte le etnie, e tutte le religioni, a tutte le razze. Ho visto questo popolo di Dio che si allarga, questa umanità che entra dentro di noi e ci riporta sempre a continuare ad ascoltare, intanto non siamo noi ma è lui che risponde.


Maria Luisa Matera

La mia esperienza di avvocato mi ha portato molto a riflettere sul senso delle parole. La grande fatica era quella di essere creduti rispetto alle parole che si dicevano.

Voce e mente si accordino nel ritmo della lode”: questa sintonia, questo ritrovare il senso delle parole e liberare certi significati mi faceva pensare al discorso della invisibilità rispetto all’immagine che ci aggredisce o ci seduce.

Attraverso delle esperienze di strada alle volte è possibile vedere cose che sembrano invisibili perché non ci soffermiamo a guardarle.

Il mistero mi viene incontro, passo per i tribunali e poi finisco per strada con gli zingari. Persone che erano invisibili, una immagine, e poi sono diventate una visione che ci sorprende: il mistero visibile ma incomprensibile e che piano piano ti prende.

Certi discorsi diventano inutili e con il diminuire del linguaggio frantumi te stesso e nello stesso tempo scopri i significati.

Quando vedevo Mistero Politica Fraternità, tre parole, tre sentieri….

La vita prende il sopravvento, scoprendo la religiosità che avanza, sempre più incomprensibile che però ti fa andare, ti fa muovere. Questo coinvolgimento è la fraternità che passa per la politica.

In un certo momento della mia vita mi sembrava che queste persone me le portassi dentro; lo stare vicino a sofferenze e contraddizioni fortissime mi dava compassione e mi sembrava che questo bastasse. E c’erano tante azioni che svolgevo e svolgo tutt’oggi.

Da un certo momento in poi non riuscivo più a portarli dentro. Forse l’ho capito proprio oggi, qua. Sei tu che sei preso e quindi non puoi portare più perché sei portata. La liberazione che passa attraverso la tua vita e ti aiuta a liberare le parole e ti fa scoprire una creatività che è un percorso; arrivi fino a un certo punto, ma poi devi essere preso. Se non sei preso, che poi significa accogliere questo mistero che comunque avanza e al quale a fatica noi andiamo incontro con tutte le nostre fragilità e cadute.

Leggo sempre con molta sofferenza la parola politica. Si fa fatica a far capire le cose semplici perché siamo talmente abituati ad aggrapparci a delle sovrastrutture che la semplicità, che poi significa una certa impotenza e debolezza, non vuole essere compresa. Così si va a una rappresentazione che noi vogliamo possedere e diventa una sostituzione invece della realtà. Ora sto imparando che è la Parola che rimuova la nostra vita e comporta la trasformazione. Se parlo qui è perché ho una infinita serie di fallimenti umani, ma pure una serie di scoperte, di relazioni di cura e di edificazione come i tanti gesti che una madre compie nel segreto della sua esistenza, tanti piccoli gesti insignificanti che non vengono visti finché qualcuno li mette in evidenza, li indica per custodirli.


Giulio Cascino

Alla luce dell’Apocalisse mi viene in mente che un’altra parola da mettere a fuoco è la “crisi”. Ci siamo fatti l’idea che il credente accetta una certa dottrina e una certa morale, è sicuro di sé, non ha dubbi, sa dire su qualunque cosa ciò che è giusto, ortodosso, sa quale è la norma da applicare. Non c’è niente di più falso. Il credente è un uomo in crisi. Se ha esperienza di Dio è in crisi. L’Apocalisse dice che stiamo vivendo in tempo di crisi; l’avvento del Regno segna la crisi dell’esperienza umana. Stancari dice più volte: la storia è già finita ma questa finitezza è in sospeso e vivendo questa condizione siamo perennemente in crisi.

L’esperienza di fede rivoluziona completamente il modo normale di pensare e di vedere. Il cristianesimo che dà lezione a tutti con superiorità, abilitato a giudicare… non ci siamo proprio.

Accettiamo che la condizione di crisi, come diceva Pio, può essere positiva.

La crisi non come fonte di scoraggiamento e depressione, ma al contrario.


Paolo Bonfanti

Mi ha molto aiutato la sinossi, come sguardo globale illuminato dalla fede per discernere la volontà di Dio, cosa fare concretamente per andare avanti, senza scoraggiamento.

La dottrina non è la fede che è un’esperienza, un affidarci a Dio; la fede ci possiede attraverso un’adesione libera. La fede è sempre un dono, e il dono è la possibilità di fare questa esperienza.

Fede è rimettersi sempre in questione. Poi l’ascolto e il silenzio. Ascoltare prima di parlare, dialogare, cercare di comprendere, la politica come servizio e non occupazione del potere.


Cosimo

Sto a Salerno. Ho una struttura di accoglienza, responsabile di una casa famiglia e un centro di lavoro per disabili.

Ho ascoltato con molta attenzione e meraviglia, data l’età di P. Pio Parisi, per lo spirito giovanile.

Inizialmente sono rimasto perplesso dalla messa insieme delle tre parole: Mistero Politica Fraternità. Pensavo che in sala ci fossero molti deputati e senatori.

Poi mi è parso di capire che la messa insieme del Mistero, quindi della contemplazione, della preghiera, non può essere estranea all’azione sociale, da quello che ciascuno di noi fa per un servizio ai piccoli, agli ultimi, alle persone in difficoltà. Questa azione ha bisogno di quella carica del Mistero in cui siamo inseriti. E questo ci porta a vivere la fraternità ed io aggiungo “la condivisione” che è la parola chiave della mia vita. Non solo la fraternità fra chi condivide anche la possibilità di donare, ma la condivisione, la partecipazione ai problemi degli ultimi.

Farsi prossimo nel senso più pieno della parola, caricandosi sulle spalle il malcapitato che si incontra sulla via di Serico.

Mi ha molto stimolato anche il discorso sulla pace; credo sia il crocevia della possibilità che abbiamo che il nostro mondo diventi o continui ad essere uno spazio visibile. Come qualcuno ha detto: o sarà una realtà religiosa e spirituale o rischiamo un nuovo diluvio universale, una certa autodistruzione.

Lavorare per la pace non cercando il minimo etico, è evidente, ma la ricerca della fede comune: Dio, l’uomo, i valori, la capacità di umanizzazione, eliminare gli integuismi, gli esclusinismi, il senso di superiorità, di possesso unico e autoritativo della verità. Mettersi in ricerca insieme a tutti della spiritualità diffusa nel mondo. Condivisione con gli uomini, più attenti al flusso dello Spirito.

Insieme ad alcuni tuoi confratelli che cercano la salvezza in tutte le religioni, senza esclusioni. Certamente Gesù è un apice. Non so se ho interpretato bene De primis.


Giovanni Mantovani

Nella sequenza dello Spirito Santo:

Senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Come capire bene questo passaggio? Ci può lasciare un po’ disperati: se non riusciamo a metterci in sintonia con la forza dello Spirito non siamo buoni a nulla.


Rm 12: “ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente…”. La parola sacrificio confligge, a proposito della politica, con seduzione. Un filosofo francese che leggevamo negli anni ’70 diceva che la seduzione riempie tutta la vita. L’alternativa tra il sacrificio e il farsi portare dal tempo della seduzione. Il problema c’era anche quando Paolo scriveva. Come possiamo proporre questo sacrificio a noi stessi e al mondo? Così alternativa ed estranea, anche se i traumi dell’umanità ci richiamano a tutto questo. Pare che tutta la nostra vita sia indirizzata al benessere, alla seduzione del potere, alla bellezza.


Pio Parisi

Nulla è nell’uomo” si può leggere come esclusione, un protagonismo di Dio che sembra escludere un protagonismo nostro. Va letto invece nel senso che ovunque c’è una iniziativa umana veramente valida là è presente lo Spirito. C’è una lettura che esclude ed un’altra che “include” sull’operare di Dio tutto quello che è il nostro operare conforme. L’ammirazione per il bene, la bontà, la pazienza, la bellezza di tutte le creature, in particolare delle persone umane, rallegrarsene sempre pensando: guarda cosa fa Dio, come si manifesta. In particolare nella sofferenza di tutte le persone vedere un prolungamento del Mistero Pasquale, della passione che è la vittoria sul male e sulla morte.

Tutto ciò che c’è nell’uomo di buono, per quanto visibile, è un sacramento di Dio. P. Benedetto Calati: il sacramento fondamentale è l’amicizia, anche se non è del tutto pura.

Come proporlo agli altri in una società che sembra dominata dall’egoismo e dall’autoreferenzialità? Non preoccuparsi troppo di verificare l’accettazione. Annunciare senza preoccuparsi troppo di verificare se l’altro accetta; tutto è talmente misterioso. Annuncia la buona notizia e poi cosa altro vuoi? che ti dicano: hai ragione? Io la vivo un po’ così, forse in conseguenza di esperienze fatte. Ho progettato tanto, ed ho accumulato montagne di debiti, ma dentro qualcosa ha continuato a circolare, uno scorrere della sorgente, anche se fra tante cisterne screpolate (Gen. 2).

Ci sono cose di cui ci dobbiamo occupare tutti i giorni per le quali vanno sempre considerati i risultati, ma nelle dello Spirito non dobbiamo preoccuparci troppo di contare. Quanti acuiti abbiamo fatto?

Condividiamo anche un po’ di silenzio.


Flavio Zanardi

Nicolò Cusano diceva che Dio è coincidenza oppositorum. Andando verso Dio capiamo sempre di meno. Ma la pietà di Dio ci viene dentro, ci illumina con momenti di luce. La possibilità è di ascoltare. Dio: è tenebra luminosa.

Pier Damiani diceva che Dio va oltre le nostre gabbie logiche. L’iniziativa parte sempre da Lui (Echkart.).



Ruggero Orfei

Non conformatevi al secolo ma anche “ormia probate” (1 Tess. 5, 21). Le parole nel Vangelo e come sono nel mondo: quasi una perizia “grafologica”.

La pace in tutta la storia della Chiesa è stata proposta come scelta personale, individuale. La catechesi è tutta legata alla persona, i confessori del re di Francia.

La Chiesa come comunità intera deve essere per la pace. Non il papa da solo, un’enciclica o un gruppo di cristiani ma tutta la Chiesa deve dire no alla guerra, a qualunque tipo di guerra.

Ci vuole una scelta radicale: la pace anziché la guerra.

Il problema della vita biologica. Pensiamo alla Vita ma non prescindiamo dalla vita. Rahner dice cose bellissime sulla corporeità e sulla resurrezione. Bisogna salvare tutte queste cose altrimenti la gente non ci capisce. Dobbiamo fare un discorso intero. Gli apostoli con Gesù non capivano molte cose ma facevano una esperienza mistica.

Ormia probate” mettete tutto in crisi e costruite.

S. Isidoro sui nomi della fede.

S. Tommaso sulla summa è un grande trattato mistico. Anche sull’embrione che non ha ancora ricevuto l’animazione.

Il mondo parallelo dell’immagine ci travolgerà completamente.


Francesco Giordani

Anche io trovo importante la riflessione sui significati delle parole.

Le parole e i concetti orientano e determinano la nostra maniera di rapportarci alla realtà, agli altri, e alla realtà degli altri. A volte le parole e i concetti, a seconda di come sono intesi, diventano fonte di difficoltà insormontabili nel dialogo con gli altri, e nella comprensione serena di molte situazioni che la vita individuale e la storia offrono. Conducono a discussioni interminabili che sembrano non portare da nessuna parte. Altre volte il loro significato viene alterato di proposito, soprattutto quando si vogliono convincere delle persone o si vuole orientare il loro pensiero subdolamente, per scopi vari, operazione questa vicina alla menzogna. E’ necessaria una purificazione dei significati, una riscoperta del valore autentico delle parole.

Alla lista di parole citata prima ne aggiungerei due: verità e obbedienza. La prima si sente spesso di questi tempi. E’ una di quelle questioni che dà modo di schierarsi in maniera inequivocabile in un campo o nell’ altro: da una parte i difensori della verità assoluta; dall’ altra quanti sostengono che non vi sono che verità relative; da una parte i cattolici che affermano che il cattolicesimo è l’ unica religione vera; dall’ altra i laici che sottolineano la pericolosità di questa pretesa. Io mi sento motivato soprattutto a ripercorrere il racconto biblico e cercare quale idea della verità emerge. Mi sembra che siano molti i passi che possono aiutare a capire che valore dare alla parola “Verità” in una prospettiva di Fede. Per fare qualche esempio, mi ricordo che in un salmo vi era un’ espressione di questo tipo: “Colui che ha fede in Dio camminerà all’ombra della Verità”, anche se non ricordo la citazione esatta; è interessante ai fini di questo discorso anche quel passo del vangelo in cui Gesù ringrazia il Padre per “aver nascosto queste cose ai sapienti ed averle rivelate agli umili”; oppure quando Gesù dice “Io sono la via, la verità e la vita”. Il concetto di Verità acquisisce sfumature diverse a seconda dell’ ambito che si prende in considerazione, per esempio l’ ambito della riflessione filosofica, o l’ ambito operativo della scienza. In ognuno di questi ambiti si fa riferimento ad un’ idea di verità specifica, in una qualche misura diversa. Sono molti i livelli di significato di questa parola. Bisognerebbe riflettere. Ma qual è la Verità di cui si parla nella bibbia, la verità di Dio. Infatti mi sembra che la verità non possa che essere un attributo di Dio. La verità di Dio è in intima associazione con la sua bontà. Se la verità non fosse un attributo di Dio, Dio sarebbe menzognero, quindi sarebbe un Dio malvagio. Eppure in cosa consista questa verità di Dio va capito in profondità. Il discorso sulla verità mi pare si possa ricollegare a molti altri punti della scaletta, per esempio il potere e la politica: una delle prerogative del potere politico (o anche di quello accademico) è quella di poter decidere cosa deve essere accettato come verità e cosa no. Quali sono le affermazioni vere e quelle false. In sostanza di stabilire la Verità; oppure il mistero: come si può conciliare la dimensione della Verità con quella del mistero? Vi può essere Verità nel mistero o in relazione al mistero?


L’ obbedienza è invece una parola che mi capitato di ascoltare recentemente in alcuni episodi della mia vita. Mi ricordo un catechista che diceva ai ragazzi della sua classe di catechismo: “Se voi avete veramente fede, dovete obbedire ai preti sempre, qualsiasi cosa dicano, senza discutere”. O un mio amico cattolico che spiegava la sua fede ad alcuni altri miei amici atei: “Noi cattolici obbediamo sempre ai vescovi, perché quando un vescovo parla, qualsiasi cosa dica, è lo Spirito Santo che parla attraverso di lui”. O di un prete che discutendo con un laico una questione organizzativa riguardo a dei canti da eseguire a messa, troncava così la discussione: “Obbedienza! Per favore, obbedienza!”. Si parlava prima della dottrina. Queste posizioni fanno evidentemente parte della dottrina. Ma la loro nuda e semplice enunciazione mi lasciano alquanto perplesso e insoddisfatto. Sento il bisogno di capire meglio e di approfondire. Soprattutto di capire quale tipo di obbedienza è veramente espressione della Fede. L’ obbedienza può anche essere un valore del tutto mondano: nell’ ambito lavorativo, un lavoratore dipendente è inserito in un sistema gerarchico, per cui ha dei superiori e dei sottoposti. Cos’ è che lo spinge ad essere deferente e accondiscendente verso i superiori in ogni situazione? Il senso di responsabilità? La paura di essere cacciato via? Il desiderio di fare carriera?


1 Presenti: Pio Parisi, Antonietta Augruso, Pino Baldassari, Giacomo Barbalaco, Franco Bentivogli. Paolo Bonfanti, Giulio Cascino, Riccardo Chieppa, Raffaele D’Agata, Lorenzo D’Amico, Renato De Polis, Anna Dolci, Gigi Ferretti, Roberto, Teresa e Francesco Giordani, Ketty La Torre, Raniero La Valle, Suor Eugenia Lorenzi, Giovanni mantovani, Laura Marini, Giuseppe Marucci, Maria Luisa Matera, Antonio, figlio, Cosimo, Gianfranco Nicolais, Liborio Oddo, Ruggero Orfei, Anna M. Polverari, Massimo Panvini, Antonio Russodivito e il figlio, Cosimo, Maria Teresa Tavassi, Flavio Zanardi e signora

Discernimento

Mistero, Politica, Fraternità 2007-08