Incontro con Padre Francesco Rossi de Gasperis in preparazione alla Pasqua
23 marzo 2013 1
Alberto La Porta inizia l’incontro ringraziando Padre Rossi per la sua cortesia e disponibilità e chiede a Giulio Cascino di fare da moderatore.
Giulio invita gli amici a iniziare la riflessione con la recita della sequenza allo Spirito Santo , seguendo l’insegnamento di Pio
Poi Giulio avvia la meditazione leggendo due letture di domenica 24 marzo, domenica delle Palme : (Is,50,4-7), il salmo responsoriale e la Lettera di San Paolo ai Filippesi 2, 6-11:
Is, 50,4-7 : Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Salmo responsoriale: Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, /storcono le labbra, scuotono il capo:/ “Si rivolga al Signore; lui lo liberi, /lo porti in salvo, se davvero lo ama!”
Un branco di cani mi circonda,/ mi accerchia una banda di malfattori;/hanno scavato le mie mani e i miei piedi. /Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti, /sulla mia tunica gettano la sorte. /Ma tu, Signore, non stare lontano, /mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Lettera di San Paolo ai Filippesi 2, 6-11: Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio , non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami :” Gesù Cristo è Signore !” , a gloria di Dio Padre
Padre Rossi de Gasperis: La settimana santa inizia stasera con i vespri della domenica e comincia con il grande cantico della passione che è “le bandiere vittoriose del re avanzano”, comincia cioè con la marcia trionfale della Risurrezione.
La settimana santa è dominata dalla Risurrezione, non dalla Passione , la Passione resta all’interno della Risurrezione. Questo è importante perché senza Risurrezione non c’è Cristianesimo e non ci sarebbe nessuna Chiesa. Non so se avete visto l’articolo di Eugenio Scalfari2 , che è veramente miserabile; ha scritto cose assurde sulla Passione e sulla Risurrezione ; afferma che il Papa ha scelto il nome Francesco perché ha scelto la morte , ha scelto la croce, Gesù è risorto come Dio e non come uomo . Una sequela di cose assurde. Scalfari in genere è un uomo che dice cose che sono molto vere dal punto di vista politico sociale, ma su questo argomento ha proprio detto cose senza senso.
Alberto: alla luce della ragione l’idea della Passione è inaccettabile. Se non si entra nella dimensione di fede, di cuore , che si apre al Mistero non si capisce che la Risurrezione è qualcosa che è reale, che è avvenuta, che avviene, ma in modo che io non riesco a spiegare. La dimensione dell’assoluto ci trascende ci sovrasta.
Padre Rossi de Gasperis: Non so se è chiaro a tutti che Gesù è risorto come uomo. E’ anche una rivelazione di quello che siamo noi. Quello che siamo oggi è solo una semenza di quello che saremo domani. Questa umanità pesante che ci portiamo addosso poi passa. Questa è la rivelazione.
Giulio :A me colpisce come all’inizio prima Maria poi i discepoli facciano fatica a riconoscere Gesù risorto .
Padre Rossi de Gasperis : E’ impossibile direi coglierlo come un oggetto. Noi siamo soggetti liberi, ma c’è un pezzo di umanità pesante che ci portiamo addosso che ci fa oggetto tanto è vero che possiamo subire violenza, possiamo essere aggrediti, possiamo essere fotografati senza volerlo. Questo non è un pregio, è qualcosa che passa, quindi perdiamo questa oggettività, Gesù risorto è puramente soggetto, cioè libertà. Lo vedremo solo se si fa vedere. Non dovremmo parlare di apparizioni del risorto . Le apparizioni, anche di Maria, queste apparizioni di qua e di là sono cose un po’ strane. Gesù c’è, non è che appare. Infatti nel nuovo testamento il verbo è: si fece vedere. Si fa vedere là dove sta, e dove sta? Si fa vedere sempre in mezzo: in mezzo alla storia, in mezzo alla Chiesa. È un po’ come nelle cattedrali bizantine dove il Cristo pantocrato che si vede dappertutto, sta là, c’è, domina tutto.
Dovremmo nutrire una concezione dell’uomo che non è quella appunto della visibilità pesante ma che è quella della libertà. Noi non siamo cose, siamo soggetti liberi. Non siamo noi i protagonisti del mondo, sono quelli che non ci sono più in un certo senso , che non si vedono più ; ma il mondo è pieno di uomini e donne che ci sono , che esistono , che sono con Cristo.
Mi ha colpito molto quel tempo di attesa che ci è stato dopo il conclave; per un’ora e mezza molta gente guardava verso il nulla perché non sapevano chi fosse. Però questa aspettativa è un segno strano. E mi domandavo: Perché è così importante quest’uomo. Lì c’erano persone di tutte le provenienze.
Tutte quelle interpretazioni del tipo : la chiesa si riavvicina all’uomo , no , si sta tornado strettamente alle origini. Il fatto che si sia chiamato vescovo di Roma è normale perché Il successore di Pietro è Papa perché è vescovo di Roma. Questo vuol dire che sta in comunione con gli altri vescovi delle altre chiese. Il papato di per sè dovrebbe sparire completamente; perché il papato è un fatto culturale. Il Papa è ’ il vescovo di Roma che facendo il vescovo di Roma presiede alla carità di tutte le chiese.
Bisognerebbe dire più correttamente “Vescovo della Chiesa che è in Roma” perché Roma come città amministrativa non ha bisogno del Vescovo. Il nuovo Papa non sta facendo niente di nuovo ,sta facendo cose antiche, non solo con riferimento al Vaticano II. ( Era uno show questo parlare tutte le lingue).Anche questo coraggio di chiamarsi Francesco è significativo.
(Momento di silenzio per riflettere sulle letture )
Giulio: sono rimasto colpito da questo brano dei Filippesi che tra l’altro viene quasi per caso ; Paolo sta dando delle istruzioni pratiche : non fate nulla per spirito di rivalità, ognuno consideri gli altri superiori a se stesso , abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Gesù Cristo e viene scritto come preghiera, come inno.
Padre Rossi interloquisce precisando che forse un Inno lo cantavano già prima di Paolo , non lo ha composto Paolo, Paolo lo cita come una cosa conosciuta.
Sembra che il vero trionfo avviene nella croce; mi ha sempre colpito questo termine “svuotò se stesso “ (è la Kenosi ) la totale donazione di sé fino alla morte di croce. Da qui la sua regalità , la ragione della sua regalità è il totale svuotamento di sé. Questo mi ha fatto ricordare fra i vari segni che questo Papa ha dato in questi giorni quello che di fronte ai potenti della terra ha parlato del potere come servizio. (la sera della sua elezione prima di dare la benedizione l’ha chiesta per sé alle persone presenti in piazza S. Pietro). Questo discorso ci ricorda Corradino e Pio.
C’è un altro brano dei Corinzi ( 1 Cor. 1,22-25 ) “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.
C’è questo capovolgimento della forza in debolezza, dello svuotamento e del servizio.
Un altro pensiero che non c’è nel testo di Luca ma c’è in quello di Giovanni, è che Lui viene e riconquista il giardino. Il sepolcro era in un giardino, tanto è vero che Maria non lo riconosce perché lo scambia per il giardiniere. Qui mi viene in mente la spiegazione che dà Padre Stancari che parla di Gesù Risorto come di colui che riconquista il giardino perduto con il peccato di Adamo nel momento in cui viene .
Padre Rossi interloquendo spiega che Il santo sepolcro era una zona di cave di pietra. Ma subito c’è poi la collina che comincia e lì’ c’era il giardino. La tomba stava nel giardino per questo La chiesa del santo sepolcro I latini la chiamano il santo sepolcro i greci lo chiamano la … la risurrezione
La lettura di Isaia è tutta sull’ascolto. Questa lettura è’ uno dei quattro canti del servo.
Liborio: quando padre Rossi fa cenno all’inno che si recita il sabato sera (primi vespri della domenica).
Questo trionfo questi vessilli del re che avanzano vittoriosi questo trionfo del cristo risorto è sulla morte. La prospettiva della risurrezione viene approfondita se teniamo presente la prospettiva della creazione. Il fatto che tutti quanti spesso non crediamo punto di partenza è quella meraviglia della creazione. L’uomo non vuole più stabilirsi nella condizione iniziale di comunione con Dio. La realtà si regge solo in Dio . Il fatto che l’uomo fin dall’inizio non l’ha accettato , ha pervertito il progetto di Dio.
La libertà è che il progetto di Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Gesù si fa simile a noi per essere la strada del ritorno a Dio. Questa risurrezione che inizia quando noi entriamo di nuovo in relazione con Lui.
La fede è essere in rapporto con lui. La non fede è interrompere questo rapporto. La risurrezione è più che l’Eden: tutta la natura viene resa partecipe di questa vita divina, in tutto, anche ciò che non è libertà è pesante, è materia , viene trasformato divinizzato: comunione con l’uomo non solo come essere creaturale ma come figlio. Questo è ciò che esiste fin dall’inizio. Se poi gli uomini sono diventati di memoria corta .
Pervertire la realtà della creazione con un problema di rapporto fra fede e scienza è limitativo. Non è questa la cosa principale.
Padre Rossi interloquisce dicendo che spesso le persone gli chiedono se le cose che dice lo dice per scienza o per fede ; la sua risposta è “ quello che so per fede è ancora più sicuro di quello che so per scienza”.
Alberto: Le riflessioni di stamane mi portano alla mente due letture di don Lauro Viscardo, una sul tempio e l’altra sulla città. La mia domanda è: la risurrezione come illumina come cambia come ci aiuta rispetto alla costruzione del tempio che coinvolge ciascuno di noi e la città alla quale siamo molto appassionati .
A me sembra di capire che rispetto al tempio che è centrale c’è questo richiamo di Gesù che dobbiamo vivere in Spirito e Verità. Gesù non è venuto a fondare una religione, di potere di identità, ma a raccogliere tutte le religiosità, le aspirazioni ed invitandoci a vivere in Spirito e Verità; questo ci fa andare al di là delle piccole sicurezze nostre, le piccole identità con questo o con quello.
Per quanto riguarda la città Lauro dice che trovare dei buoni amministratori per la città può essere difficile ma non impossibile. Quello che più serve è che ci sia un popolo ,un gruppo, delle persone che entrino nella profondità della vita, che “benedicano questa città”; il che vuol dire fratellanza, tenerezza, accoglienza, misericordia , affabilità .
L’idea che partendo da Cristo Risorto nasce e c’è un popolo che benedice a me mi ha riempito il cuore. È difficile che ci siamo persone che entrino nella profondità della vita, che benedicano la città . Questo dà la dimensione di una laicità che è fondamentale.
In questi giorni con gli studenti abbiamo avuto un incontro sulla situazione tunisina cui ha partecipato il prof. Mocrani , tunisino che insegna alla Gregoriana. Il prof. Mocrani affermava che uno dei punti cruciali della situazione tunisina rispetto alla costituzione che stanno scrivendo è proprio il tema della laicità. Alcuni ritengono che la religione islamica debba ispirare la nuova carta costituzionale, altri al contrario ritengono che occorre ispirarsi al principio di laicità.
L’ idea di un popolo che benedice mi piace molto. Una cosa che sento molto dopo la morte di Letizia è che le persone che ci hanno preceduto vivono in una dimensione non fisica . La risurrezione è qualcosa che coinvolge le persone che ci hanno preceduto
La risurrezione ci coinvolge nella vita di tutti i giorni e ci fa superare tutte le morti: le morti che ci colpiscono nei vari momenti della vita sono superate nel Cristo risorto.
Una cosa che ho scoperto negli ultimi tempi è che tutta la storia della salvezza si realizza attraverso dei paradossi. Certe cose sembrano in contraddizione ed invece coincidono: nella morte c’è la resurrezione, nella umiliazione c’è la gloria, nella debolezza c’è la forza; tutto questo mi porta ad essere meno giudicante, meno sicuro meno tranchant con me stesso e con i miei fratelli.
Roberto Giordani : "Mi rifaccio al tema, di cui si stava discutendo, sulla morte e risurrezione di Cristo. Pio citava sovente un passo della liturgia in cui, se ben ricordo, si dice della passione e morte di Gesù Cristo: "... morendo sconfisse la morte...".
In queste parole, già nell'atto stesso del morire, Gesù Cristo è presentato come colui che abbraccia la morte e ne annulla, con il suo stesso abbraccio il potere malefico per l'umanità. L'annullamento del potere della morte si realizza già come antefatto e premessa della Resurrezione, che rappresenta il pieno trionfo della Vita e della potenza di Dio per l'uomo. Penso a Francesco di Assisi, che nella contemplazione del disegno di Dio e nelle lodi della sua personale relazione di "amore" con tutto il creato, fa rientrare anche la morte, chiamandola "sorella morte". Penso anche agli scritti del Cardinale Martini sulla morte, in cui egli parla del suo personale percorso segnato dalle difficoltà a rapportarsi con questo evento, nell'ambito del disegno divino, per giungere alla progressiva accettazione della morte, come ineludibile strumento per poterci totalmente affidare nelle mani divine. Su tutto questo, chiedo qualche parola di spiegazione e riflessione a padre Rossi."
Padre Rossi de Gasperis: in merito alla morte tenete presente che i termini che usa la Bibbia sono i modi con cui noi interpretiamo delle cose. La morte di cui parla la Bibbia non è semplicemente il fatto biologico del trapasso, questo è normale. Anzi, quando si parla dei patriarchi si dice “si ricongiunse ai suoi padri” .Il fatto biologico del morire è normale , non si può pensare ad una umanità che continua a esistere sulla faccia della terra. Quando noi diciamo morte diciamo l’interpretazione di questo fatto; e questo viene dal peccato, la morte come fatto fisico non viene dal peccato poiché è un fatto naturale.
Il peccato ci dice che la morte è un fallimento, una condanna, una fine, una frustrazione dell’essere, una frustrazione dell’uomo che ha progettato la sua vita e se stesso in un certo modo poi invece si disfa, si sfascia.
Perché Gesù Cristo ha vinto la morte perché è passato attraverso questo fatto, ma vi è passato nell’amore , nell’amore per il Padre e per noi. Quindi ha vinto la morte perché gli ha tolto il significato maledetto. Paolo nella prima lettera ai Corinzi dice che la morte ha un pungiglione come la vespa che l’ha lasciato nel corpo di Gesù ; ma siccome nel corpo di Gesù ha trovato l’amore e quindi la forza della Risurrezione, ha esaurito la sua maliziosità. La morte non ha più potere su di noi perché non è più una maledizione per noi perché è diventata una pasqua, un passaggio; in questo senso ha vinto la morte.
Liborio: questa maledizione della morte come frutto del peccato Gesù ha espiato il nostro peccato attraverso la morte. Accettando la morte Gesù ha espiato il nostro peccato. Il significato espiatorio della morte di Gesù viene un po’ saltato perché viene messa in risalto per paradosso il significato vita morte, ma non è atteggiamento cristiano ma un atteggiamento gnostico. Noi siamo liberi dal peccato perché Gesù facendo la volontà del padre per nostro amore ha espiato la condanna. Per questo possiamo vivere questa vita nuova in Lui. Non c’è più il peccato che ci tiene schiavi. Siamo stati redenti. Il significato espiatorio redentivo della morte di i Gesù viene taciuto. Siamo benedetti da Dio, questo è un amore che dona se stesso , ma non è dovuto.
Padre Rossi de Gasperis : questa espiazione toglie il significato di maledizione che attribuiamo alla morte, tanto è vero che possiamo dire che la morte è sorella, ma questo solo grazie alla morte di Gesù. C’è un modo strano di parlare di Francesco come se Francesco rappresenti il buonismo della creazione o per i poveri. Il cuore di Francesco è l’ amore per Gesù non per la creazione per i poveri. Allora tutto cambia. Francesco era innamorato di Gesù . L’amore di Francesco per Gesù nasce dall’invito a riformare la sua chiesa. L’amore di Francesco per i poveri per il creato deriva dal suo amore per Gesù.
Tanto è vero che Bergoglio è stato nemico della teoria della liberazione nella sua versione marxista. C’è stato per lui un disagio nella compagnia di Gesù. Perché a quel tempo, con Arrupe, la compagnia di Gesù appoggiava la teologia della liberazione. Lui è stato estromesso dalla compagnia di Gesù in Argentina. Si è salvato perché è stato nominato arcivescovo di Buenos Aires. L’atteggiamento della compagnia è stato molto tenero con la teologia della liberazione. L’orientamento della compagnia è stato molto spinto. C’èra questo marxismo assunto nella teologia dell’America latina. Arrupe non è stato un buon governatore. Era un profeta, un idealista, ma il suo governo è stato un disastro. I papi lo hanno richiamato più volte, in particolare Giovanni Paolo II. E’ stato male 9 anni Arrupe, certamente anche per tutti i contrasti con la chiesa.
Laura: io avevo letto però un apprezzamento di Leonardo Boff, esponente della teologia della liberazione, a favore di Bergoglio.
Soana : A me veniva in mente, quando si parlava di svuotamento, il gesto di Benedetto XVI : è azzardato pensarlo come un processo di svuotamento che sta portando ad un altro capitolo ?Secondo me è stato chiuso troppo in fretta questo gesto non guardando il suo gesto e la sua scelta a fondo perché ci destabilizza.
Se lavoriamo nella scelta della conversione che è la conversione dei cuori credo che dobbiamo guardare da lì. E se andiamo ancora più indietro e guardiamo tutta la storia della passione prolungata della sofferenza esposta , celebrata, di Giovanni Paolo II , in un situazione contemporanea della chiesa che stava andando in pezzi: quasi che la passione personale di un uomo coincidesse con la marcescenza della chiesa; e Benedetto XVI che assume in sé questo processo e che alla fine fa questo gesto come un vero e proprio svuotamento di sé. Il fatto che questa cosa sia avvenuta nel tempo dall’avvento alla quaresima , è come se fosse un anno liturgico nella storia. Lo sto vivendo un po’ così.
La cultura latino-americana che il nuovo Papa si porta dietro, che è una cultura di liberazione , una cultura dei piccoli, anche il linguaggio e la semplicità con cui papa Francesco affronta temi complessi come il tema del dialogo con le altre fedi , con i non credenti. La semplicità del linguaggio ci dà un’idea di un modo pastorale, ma dentro una logica di risurrezione. Sono segni che il nuovo Papa ci dà di speranza, di Risurrezione.
Rossi: Tenete presente che c’è ancora un groppo, qualcosa che non capiamo, che deve venire fuori come la questione di Emanuela Orlandi. Un fatto molto importante per l’interpretazione del papato di Giovanni Paolo II. Spero che venga fuori.
Alberto: Questo modo semplice , sobrio diretto di porsi di Papa Francesco lo vedo anche nel fatto che non fa mai nessun richiamo esplicito alle fonti della Bibbia,alla dottrina, Come ce lo spiega, che significato ha questo non richiamo esplicito alle fonti?
Giulio: di fronte ai regnanti di tutto il mondo per San Giuseppe ha fatto riferimento con semplicità alla liturgia del giorno parlando della custodia
Pino M: nel giorno di S. Giuseppe mi ha colpito come il Papa abbia affrontato il tema della custodia rivolgendosi a tutti gli uomini: custodi di se stessi, custodi del prossimo, custodi del creato( non padroni). Qual è il custode evangelico, il pastore, quello che offre la propria vita per le pecore.
Padre Rossi de Gasperis: Sarebbe difficile mettere delle note, delle citazioni della Bibbia nelle riflessioni di Papa Francesco, ma quelle cose di cui parla sono vissute in quello che dice. Non è un biblista,un teologo, ma lo è nel modo di vivere. Non è uno scienziato, in quello che sta dicendo si potrebbero citare molte cose, ma non è un letterato, lui è interessato a comunicare.
Olimpia: a me mi ha colpito quanto il Papa abbia insistito sulla tenerezza. I miei genitori , mia suocera avevano un garbo nel parlare. Si è perso completamente. Adesso c’è una rozzezza unica, terribile. Riuscire a parlare con interesse e tenerezza alle persone ci scalda il cuore. Oggi ci vuole pure un po’ di tenerezza, è fondamentale, se no andiamo verso il degrado.
Francesco: Volevo tornare al discorso della morte e risurrezione di Gesù Cristo; questo discorso mi richiama certi pensieri che ho avuto ultimamente e che sento il bisogno di confessare. Ultimamente l’immagine del crocifisso mi crea inquietudine. Mi accorgo che è un’immagine che nella nostra società , nonostante la secolarizzazione, è esposta da tutte le parti. Si trovano crocifissi in ogni posto, tante persone lo portano al collo. Mi chiedo con quale intento nella nostra civiltà c’è stata la diffusione di questa immagine, con quale mentalità per quali scopi, anche considerando come la sovrabbondanza di questa immagine rispetto alla raffigurazione della risurrezione, che pure c’è e ci sono pure opere d’arte famose che la rappresentano.
Questa inquietudine nasce anche dal pensiero di tante cose che somigliano a questa immagine.
Un filosofo spagnolo del nostro secolo che rifletteva sulla storia dell’occidente , sulle crociate, sulle guerre, sulle guerre di conquista, sulle guerre mondiali e sosteneva che la nostra civiltà è violenta perché alla base c’è un simbolo violento che è il simbolo della croce.
Per quello che so la esaltazione della morte non è una esclusiva della cultura cristiana se per esempio guardiamo la cultura antica, la cultura dei romani, dei greci, l’idea della morte eroica e gloriosa in guerra era centrale. L’aspetto della guerra era centrale, e la morte eroica, la donazione di sé per la vittoria militare della propria città era centrale. Una poesia di un poeta greco dice: non è bello morire vecchi, è bello giovani e con una morte eroica. E devo dire che a me provoca inquietudine questa somiglianza della morte gloriosa elaborata dalla cultura antica con la morte gloriosa di Gesù Cristo.
Se vogliamo vedere dietro questa morte gloriosa dei soldati greci c’era la volontà di potenza, di dominio di re e persone potenti. Una morte per motivi bassi.
Fra l’altro nel nostro mondo l’idea del sacrificio pare sia passata di moda; viviamo nel mondo dei consumi con il desiderio di soddisfare i propri piaceri, ma al tempo stesso c’è questa idea dello sviluppo, della ricerca della crescita economica che impone sacrifici a chi deve lavorare; impone sacrifici a persone che spesso muoiono per il lavoro. Anche qui c’è l’idea del sacrificio giustificata per una motivazione più alta che in questo caso è la crescita economica.
Questa è un po’ la mia inquietudine quando confronto la morte di Gesù con altre morti che gli assomigliano.
Giulio: La morte gloriosa del soldato assomiglia poco a quella di Gesù.
Alberto: ascoltiamo ora Padre Rossi sul Mistero della Pasqua su cui ha scritto una riflessione in occasione della Pasqua 2012 , riflessione che ci farà avere via e:mail tramite Laura. I nostri interventi siano più di domande, ascoltando con attenzione quanto ci propone padre Rossi.
Padre Rossi de Gasperis: Ho apprezzato molto quello che diceva Liborio: il disegno di Dio è unico fin dalla creazione. Forse dobbiamo abituarci a pensare che non c’è stato il tempo del paradiso perduto cioè un tempo in cui la creazione di Dio si svolgeva. Credo che il racconto della creazione è piuttosto da leggersi in chiave evoluzionista; questo è il progetto di Dio , il piano di Dio. Non è che prima sia stato realizzato poi guastato e poi accomodato ma piuttosto questo è quello che alla fine deve avvenire.
ma c’è una realtà però di cui non abbiamo parlato abbastanza: è la realtà del peccato.
C’è un fatto misterioso in cui non appena Dio mi crea io mi sgancio da Lui e dico “io”. In cui allora io comincio a progettare me stesso non secondo il progetto di Dio ma secondo quello che viene in mente a me. C’è un’area di dominio del peccato nel mondo molto più vasta di quello che pensiamo. Quello che poi la bibbia chiama il maligno; l’uomo che si fa, si progetta ,ma sganciandosi da Dio.
Quello che dicevamo la “custodia” , di cui il papa ha parlato, presuppone che ci sia un padrone che ci mette al mondo e ci dice “custodiscilo”, ma noi pensiamo invece di amministrarlo a modo nostro.
Questo è un morbo che ci corrode, da cui viene il consumismo , e sono tre le tentazioni fondamentali che poi ha incontrato anche Gesù:
-il potere
-il sesso , il possesso
-la fama, farsi un nome (i costruttori della Torre di Babele;facciamoci un nome costruendo una città dal basso verso il cielo)
Dio allora ha mandato il Figlio a farsi uomo per consumare questa concupiscenza, questa volontà di potenza, di affermazione , per farla arrivare fino alla fine e farla sboccare in quello che è il suo progetto: la Risurrezione.
L’uomo che Dio crea, che vuole creare, è l’uomo risorto. Il Cristo risorto sarebbe l’uomo adulto.
Paolo dice che noi siamo ancora un semenza, un seme seminato nella carne ma dobbiamo consumare la carne nell’amore.
Dobbiamo vivere nella carne ma non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. In questo modo esauriamo la potenza negativa che la carne ci porta ad avere.
In questo senso direi la vita terrena di Gesù è stata il modo di consumare la carne peccatrice per farla sboccare nella vita attraverso la morte. Questo suppone una antropologia diversa da quella che viviamo nel mondo, corrente: per noi l’uomo adulto è quello di 35 anni poi c’è l’invecchiamento ; invece no, tutti siamo ancora delle semenze perché siamo composti di questa pesantezza che pur essendo soggetti ci rende oggetti, ci rende cose .
Nel mondo in cui viviamo oggi questa cosificazione è evidente da tutte le parti.
Dobbiamo dare più importanza a questa consumazione del male, dovremmo consumare il male nel nostro modo di vivere, un po’ come dice Paolo, “quelli che comprano come se non comprassero, quelli che si sposano come se non fossero sposati”, questo non vuol dire svalutare la creazione , ma vuol dire valutarla proprio per quello che è. Recuperare il senso che Il piano di Dio è evolutivo; non è che ci ha creati e siamo quelli che ci ha creati, no, dobbiamo diventare. La nostra cultura greco –latina ci ha abituato a dare delle definizioni: “ a dire questo è questo”. Nella Bibbia c’è “questo deve diventare questo”; quello che è, è fatto perché deve diventare, quindi anche quando diciamo che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio ; questo lo dice la Bibbia a proposito del fatto che siamo uomini e donne e Dio non è né uomo né donna
E’ tutto un progetto in fieri non già bello e fatto. La chiesa vuole darci la possibilità di vivere nella carne ma non secondo la carne, secondo lo Spirito, anche nel modo di gestire, custodire il mondo di custodire il corpo, custodire il fratello, custodire il futuro. Questa è la profezia della chiesa. Questo mi pare , se lo avete presente, è rappresentato molto bene dalla liturgia della notte pasquale. La liturgia della notte pasquale comincia con il buio e comincia con il fuoco nuovo, il fuoco nuovo che accende il cero. E’ la risurrezione. E’ Gesù morto che ha consumato la carne dando lo spirito al padre, perché “nelle tue mani rimetto il mio spirito”. Bisogna che lo spirito abbandoni Gesù perché Gesù cada nella morte, ecco il grido di Gesù “Dio mio,Dio mio perché mi hai abbandonato” Il padre ha esposto il figlio in questa missione di consumazione del peccato, del male, fino a farlo travolgere dal peccato degli uomini.
Il padre non ha voluto la morte del figlio e neanche il figlio ha voluto la sua morte, (Dio non vuole la morte di nessuno) ,ma vuole però il compimento della missione del figlio che è quello di far conoscere il suo nome, perché gli uomini sappiano chi è Dio e che cosa sono loro.
Gesù porta a compimento questa missione , fino alla morte, ma il padre lo risuscita. Mo è che Gesù risuscita per virtù sua Il padre gli dà lo spirito, lo solleva lo fa risorgere dai morti e quindi il fuoco nuovo accende il cero e gli altri che hanno la piccola candela devono accendere al cero pasquale, e più gente si accende e più si riesce a vedere il mondo , le fattezze del mondo, ma in modo nuovo ; questo ha rinnovato il mondo intero , ha rinnovato anche il mondo dei non credenti. Ci si può vedere nel mondo. E’ stato un grande rinnovamento questo della vigilia pasquale. E si leggono le scritture, tutte le scritture. Si rilegge questo progetto di Dio per come si svolge nella storia dalla creazione, al peccato, alla vocazione di Abramo , ai profeti, fino ad oggi.
Poi , come si fa nelle chiese orientali , alla fine ci si saluta sempre dicendo “Cristo è risorto è veramente risorto”; la notizia con cui ci si incontra per tutti i 40 giorni che seguono la Pasqua è che viviamo da risorti pur vivendo nella carne in virtù della forza che ci dà la Risurrezione di Gesù. Così impariamo a essere uomini come Dio ci vuole e come ci si realizza solo dopo la morte , non nel mondo futuro, nella vita eterna , nella vita ,e la vita è questa: consumare la carne nell’amore, la carne ci è data proprio per amare , e per amare dandoci, non prendendo.
Come si può testimoniare questo, che modo di vivere dovremmo avere?
La Chiesa non è fatta perché tutti vengano nella Chiesa, ma è fatta perché ci sia una testimonianza nell’umanità, nel tempo, nella storia che c’è questa speranza.
Ho vissuto questo a Gerusalemme perché molta della mia vita l’ ho vissuta a Gerusalemme , e lì si sottolinea la importanza necessità che i cristiani non vengano via dal medio oriente. Credo proprio per questo perché noi abbiamo rubato a Israele tutta la nuova alleanza che è per Israele. La nuova alleanza appartiene all’antico testamento, comincia con Geremia, Ezechiele, il secondo Isaia, i salmi, con tutta la teologia del servo di Israele in esilio, di cui il servo è la personalizzazione. Se riuscissimo a trasmettere agli ebrei questa notizia che la nuova alleanza è per loro che l’abbiamo imparata da loro e che quindi questa apertura agli altri , questa accoglienza agli altri, questo Israele che non ha paura di essere sommerso per una nuova shoa, ma che invece è fatto proprio per questa nuova alleanza che appartiene a loro e che tutti abbiamo bisogno di Israele. Invece lo abbiamo messo fuori per cui si ricostruisce chiudendosi in se stesso nei muri che costruisce, questo è il tradimento della vocazione di Israele.
Se riuscissimo a trasmettere questa testimonianza che questo è l’avvenire del mondo, l’accoglienza, daremmo anche un grosso aiuto al medio oriente. Per questo la presenza dei cristiani in medio oriente è molto importante purché sia una presenza cristiana; perché se è una corsa a possedere qualcosa allora non è secondo il piano di Dio.
Questo disinteresse di possedere.
E’ interessante che questa radicalizzazione della politica di Israele è venuta molto più forte quando sono arrivati gli ebrei russi che come tradizione culturale hanno poca capacità di relazione, di comunicazione con gli altri, per cui non vogliono vivere con gli arabi (in 5 anni, dopo la caduta del muro, sono arrivati 1,2 milioni di ebrei russi) . E’ così cambiato tutto dopo il loro arrivo.
Pensate che hanno dovuto creare negozi solo per russi perché nei supermercati rubavano. Sono molto arroganti anche proprio perché non sono abituati a vivere con gli altri.
Aver molto sveglia la coscienza del peccato e del fatto che non ci si può avvicinare a Dio con il peccato, Dio non ammette il peccato nella comunione con Lui, perché Dio è santo. E dobbiamo essere santi anche noi come Lui è santo .
Questo manca un po’ oggi nella coscienza della Chiesa: il bisogno di essere purificati.
Soprattutto il fatto che finalmente il peccato non esiste come fatto collettivo , esiste come fatto collettivo il frutto delle coscienze , ma le coscienze sono personali. La purificazione dell’uomo deve avvenire attraverso le coscienze personali Il peccato del mondo è solo il risultato della vita delle persone.
Ma è vero che attraverso le relazioni che ci sono fra le persone, finché queste relazioni sono menzognere,maliziose, è chiaro che il peccato cresce. Non so che ne pensate.
Giulio : io ho una domanda. Resta un mistero perché Dio ha creato noi simili a Lui, il peccato consiste nel fatto che l’uomo vuol essere Dio; l’uomo nel giardino dell’Eden aveva tutto a disposizione, ma non gli basta vuol decidere lui il bene e il male
Padre Rossi de Gasperis: Non è tanto la decisione del bene e del male, ma il fatto di essere ospite . Me lo spiegava un signore sardo dicendomi che questa è la mia cultura: Se lei viene nella mia proprietà ed io le dico che tutto è a sua disposizione, tranne una cosa, non tocchi mia moglie, perché se tocca mia moglie tocca me, se tocca me finisce l’ ospitalità . Se lei vuole essere al posto mio allora non siamo più in due non siamo più in relazione.
Il comando di Dio non è tanto di non toccare questa zona ma è di salvare la relazione di amicizia. Alla radice di tutta la creazione c’è il cantico dei cantici. Dio vuol essere nostro amante e l’amore suppone la libertà. E’ un mistero di intimità nuziale. Dio non ci crea come soldatini ma ci crea per avere con ciascuno di noi un rapporto nuziale. La creazione come fatto deve essere accettata dalla libertà dell’uomo. Tutti i salmi presuppongono di essere sempre in due: tu e Dio. Questo di mantenere il dialogo, la dualità l’uomo la sfugge. Anche nella relazione fra uomo e donna c’è questa prevalenza, non si accetta di avere un partner, In questo caso il partner è Dio stesso.
L’uomo sfugge, vuol essere per conto suo. Non accetta di essere creatura.
La morte diventa allora una sconfitta dell’uomo se si vive per essere padrone si va a finire .
Liborio: L’uomo vuole farsi un nome, invece è Dio che dà il nome all’uomo, l’uomo può dare il nome alle cose. E’ il nome di Dio che è tutto. Dio è il nome. Anche alla donna ha dato il nome chiamandola Eva,ma dopo il peccato. In Lui la realtà e il nome coincidono.
Giulio: Resta un mistero del perché l’uomo si metta nei guai, perché vada contro se stesso. E’ l’unico essere vivente ad andare contro se stesso:
Padre Rossi de Gasperis: E’ un mistero che quando ce lo abbiamo davanti devo dire che è vero, siamo fatti così’. Non c’è la spiegazione di questo mistero, però è vero. Il fatto di dipendere liberamente dalla libertà altrui è una conversione, non è spontaneo.
Alberto: Qui si mette al centro la dimensione della Trinità . Questa riflessione mette al centro nel rapporto mio con Dio la relazione e si pone in secondo piano la dottrina. E’ una relazione di amore con lui. Se potessimo vivere e comunicare ai giovani questa dimensione di relazione liberatoria , vivificante, tutta una serie di difficoltà sarebbero superate. Nella relazione si è liberi.
Padre Rossi: Dio vuole essere onorato in Spirito e Verità: nel vocabolario giovanneo la Verità è il Cristo e Spirito è lo Spirito santo.
Le persone nella trinità sono relazione. Il Padre è relazione al Figlio ed il figlio è relazione al Padre. Noi siamo fatti per essere relazione. Rompere la relazione significa rompere me stesso.
Giulio: questo lo dice un filone di pensiero laico , Aristotele: l’uomo è politico. Mentre c’è un altro filone che dice che la forza è nel conflitto (Eraclito). Freud credo sia sul filone della relazione non è poi così irrazionale dire questo. Dire questo è razionale risponde ad una realtà. Quando siamo felici? Quando amiamo e siamo amati.
Padre Rossi: i figli stanno bene quando i genitori vanno d’accordo. Lo sentono subito quando si rompe la relazione.
Roberto: probabilmente l'attribuzione di un significato "violento" all'immagine del crocifisso ( ne faceva cenno Francesco) può dipendere anche dal fatto che la cultura occidentale lo ha recepito e rappresentato soprattutto nell'aspetto della morte violenta sulla croce. Differentemente, nella coltura orientale il crocifisso è presentato come vivo e trionfante, pur essendo in croce, fondendo nell'immagine i due aspetti, inscindibili, della morte e risurrezione.(35’)
Padre Rossi : bisognerebbe studiare bene dal punto di vista culturale questa diffusione del crocifisso nel mondo latino. All’inizio, se andate al foro romano, Cristo è vestito ed ha una corona regale; la croce è piuttosto la bandiera strappata al nemico di Gesù che è vittorioso. Il medioevo è stato molto sensibile a tutto quello che è lamento, passione ,via crucis, e ad un certo punto è venuto il Cristo morto, che però è celebrato e in quanto Cristo non poteva non essere celebrato. Ma ormai non si toglie più questo modo.
Massimo: fino al 1100 c’è il Cristo trionfante con la corona, vesti regali con la croce alle spalle, braccia aperte , che corrisponde al Vangelo di Giovanni
Liborio: Ma non era il crocifisso , era la croce sormontata dal Cristo re: il Cristo regnante, vestito in abito regale. Il Cristo che partisce è dell’epoca del Cimabue (1200), ma anche lì non era un culto mortuario, era il segno di un amore totale che patisce tutto per amore nostro, una morte salvifica. Quella morte in croce è salvezza. La liturgia del venerdì santo prevede l’adorazione della croce e non del crocifisso. Il 14 settembre c’è una festa liturgica molto importante che è la esaltazione della santa croce.
Padre Rossi: Forse è anche il frutto dello scisma con la chiesa d’Oriente. Siamo come una famiglia in cui ad un certo punto ognuno si è portato via una parte del patrimonio. Gli altri hanno conservato la memoria di quella parte che è stata portata via. Bisognerebbe riunirsi e mettere i insieme per riequilibrare il tutto.
Liborio: Il peccato è incompatibile con Dio.
Benedetto XVI parla di forte crisi .La rinuncia di Benedetto XVI è in linea con le sue riflessioni di tutto il suo pontificato. Le dimissioni sono state l’ultimo atto di magistero che riassume il suo pontificato. Nella introduzione al cristianesimo di Ratzingher già si faceva cenno al tema dell’annuncio del Vangelo oggi.
Alberto: Questa vicenda recente che ci riempie il cuore di gioia, sembra ci porti ad una deresponsabilizzazione. Invece credo che il nuovo Papa ci coinvolga più direttamente come chiesa. Dobbiamo dunque riflettere sull’apporto che ciascuno di noi può portare come singoli e come chiesa e ci fa crescere nella coscienza di Gesù che consuma la sua carne per il nostro peccato .
Una domanda che volevo porre a Padre Rossi è sul timore di Dio. Timore di Dio non è il timore di un Dio giustiziere. Se lo vediamo in una relazione, è il timore dello sposo per la sposa di non offenderla , è la preoccupazione, la vigilanza, l’attenzione all’altro, tanto più se è Dio
Padre Rossi: questa attenzione, preoccupazione deve essere congiunta con la tenerezza. Nella relazione di amore io non ho mai compreso l’altro, l’altro è sempre al di là di quello che io so di lui. E’ sempre una sorpresa . Dio è il centro della trascendenza , è completamente nuovo è completamente Altro. L’altro non si consuma mai completamente. Il Signore, come si legge nel Cantico dei Cantici, vuole una relazione di amore con noi, ed è una avventura che non ha fine se non nell’abbraccio, nella comunione.
Nell’ antico testamento l’amore è un timore amoroso in cui si va in punta di piedi verso l’altro , non lo si possiede mai. Il Signore è completamente trascendente e quindi infinitamente non consumabile.
Soana: ma anche sorpresa gioiosa dell’altro è che tu non ti annulli nell’altro, non ti annulli nemmeno in Dio; nel senso che se tu ti annulli la relazione non c’è più. Nel dialogo diventi sempre più simile a Lui e quindi in grado di dialogare sempre meglio.
Padre Rossi: Siamo fatti per questo, lo capiamo ; non esauriamo la relazione con la preghiera di do questo cosa mi dai ; non siamo fatti per una relazione di scambio
Soana: se guardiamo alla incapacità di relazionarci porta al trionfo dell’io rispetto al tu , dell’individualismo. E’ mancata una pedagogia anche nell’insegnamento della chiesa, di pastori molto più attenti alla pastorale dell’annullamento personale , alla pedagogia alla pastorale del non fare piuttosto che a un insegnamento positivo ,di relazione, di amore.
Se penso ai giovani : perché devo adorare un Dio morto, perché devo glorificare la morte se io sono nato alla vita. Capire se è solo un trionfo del sè piuttosto che il trionfo del noi, un trionfo di Dio. Saluto con gioia un pastore che dice noi chiesa ci benediciamo , perché torna una dignità del popolo.
Liborio: il papa si è inchinato per chiedere la benedizione di Dio; è Lui che dice il bene di tutti. Attenti perché il linguaggio è molto importante. Dobbiamo parlare con naturalezza cristiana come fa papa Francesco. Le cose che ho sentito dire su San Giuseppe dal papa sono le stesse che mi diceva mio padre.
Padre Rossi. E’ vero che ci sono stati e ci sono dei modi di presentare le cose insufficienti, ma in un popolo cristiano adulto esistono dei discernimenti per capire dove è l’errore . Lo stesso Benedetto XVI ha detto in un discorso che Dio ha creato Adamo ed Eva, ma non è vero: Dio ha creato Adam, (tutti e due si chiamavano Adamo) . Eva è venuta fuori dal peccato dell’uomo. E’ il maschio che l’ha chiamata Eva.
Venerdì scorso mi trovavo a Galloro e il quarto venerdì di quaresima guardate cosa dice nel messale la preghiera dopo la comunione; è una vera eresia: “Dio che ci fai passare dall’antico al nuovo testamento liberaci dall’uomo vecchio e dacci l’uomo nuovo” . Cioè l’antico testamento sarebbe l’uomo vecchio, cioè Abramo , Isaia, Davide sono da buttare.
E’ vero che questi modi di esprimersi formano il popolo cristiano. Ma occorre essere più tolleranti, anche delle mancanze delle istituzioni.
Liborio: pregando la chiesa ci dice in cosa speriamo e in cosa
Giulio: non annullarsi nella relazione diceva Soana. Come vivere l’unità nella differenza, vivere la differenza come ricchezza. Noi dobbiamo testimoniare l’importanza della relazione.
Padre Rossi: la tua differenza la sento come aggressione a me perché tu hai una cosa che io non ho , e questo ci contrappone. E’ interessante che Filone (filosofo ebreo) che scrive parecchi trattati su Caino e Abele, sostiene che uccidere il fratello significa uccidere se stesso.
Prossimi appuntamenti:
20 aprile incontro del gruppo la Tenda sul tema del lavoro (Torre Angela)
27 aprile incontro di discernimento su Dossetti (con una presentazione di Franco Passuello)
1 Presenti: Padre Rossi de Gasperis, Anna Polverari, Laura Marini, Massimo Panvini, Roberto Giordani ,Giacomo Barbalaco, Francesco Giordani, Pino e Carmelina Macrini, Liborio Oddo, Giulio Cascino, Alberto La Porta, Antonio Russodivito, Olimpia Odorisio, Ketty La Torre, Pino Baldassari
2 Cfr. l’articolo su Papa Francesco apparso sul quotidiano La Repubblica di venerdì 15 Marzo 2013