Maurizio Polverari è
morto a 50 anni il venerdì santo del 1994.
Di lui ha scritto un collega:
“Maurizio, una persona autentica e buona,
una testimonianza cristiana nell’impegno professionale e politico.
Maurizio aveva scelto il lavoro nel sindacato per coerenza alle sue
origini sociali ed ai valori della sua vita: non solo un lavoro, ma una
militanza al servizio dei lavoratori e dei più deboli.
Il “potere” fondato sulla vicinanza ai potenti, sull’appartenenza agli schieramenti, sul controllo di altri gli è stato estraneo, anzi ne ha diffidato.
E’ stato un dirigente autorevole della Cisl per il rigore dell’impegno intellettuale, per la qualità dei comportamenti umani e del suo stile di vita, per la dedizione alla “fatica” – così la chiamava – di pensare e scrivere, in gran parte senza apparire.
Ha vissuto con grande passione le vicende della Cisl e del movimento sindacale, ma anche con grande distacco di chi cercava di percepire le ragioni essenziali e profonde degli avvenimenti, senza perdersi nel contingente e nei particolari.
I valori, nella testimonianza di Maurizio si manifestavano con la semplicità e la coerenza di chi era personalmente impegnato in un cammino di fede, con una lettura di fede della realtà delle persone e degli avvenimenti sociali. E vi avvertivi sempre la tensione a ricomporre, nel primato dell’uomo intero e della coscienza, quanto dissociato nella persona e nel sociale.
Aveva scelto uno stile di vita sobrio, in un mondo in cui purtroppo spesso i dirigenti sono molto attenti agli status symbol; nei rapporti personali era un uomo schietto.
La sobrietà e la schiettezza di Maurizio avevano qualcosa di antico. Ricordo come ammirava ed amava il padre con la sua saggezza operaia.
Lo sentivi attento e disposto all’ascolto; era alieno dalla polemica e dalla sopraffazione verbale; si concedeva la sottolineatura critica costruttiva, con la disposizione a discernere ed a far crescere ciò che unisce. Sentivi che potevi fidarti, ti comunicava serenità ed equilibrio. Non era competitivo.
Collaborando con i potenti del sindacato e della politica, non ha certamente mai chiesto nulla per sé; era sorprendente la “meraviglia” che esprimeva quando riceveva un riconoscimento professionale, un atto di stima.
Le sue scelte che si manifestano laicamente, in modo naturale e
comune, pur cariche di “contraddizione” rispetto al mondo
circostante, non le enunciava né le pretendeva da altri,
semplicemente le testimoniava in un rapporto interiore con Dio.
Una Testimonianza - 25 ottobre 1982 - di: Maurizio Polverari (44 KB) (102 KB)