Siamo un gruppo senza alcuna struttura e istituzione, che ha come unico legame l’amicizia spirituale e che da molto tempo si propone il discernimento, alla luce della Parola, della dimensione sociale della nostra esistenza. L’anniversario dei cento anni dalla nascita di Giuseppe Lazzati (22/6/1909) ci ha fatto sentire il desiderio di ricordare questo grande maestro e di invitare a riflettere sul rapporto fra la politica e la memoria, ai nostri giorni.
APPELLO POLITICO
La nostra comunicazione amichevole e fraterna vuole essere anche un appello politico.
Cogliamo l’urgenza di un risveglio della coscienza politica popolare che si sta indebolendo e quasi spegnendo. Ciò avviene per tanti motivi che andrebbero attentamente analizzati: dal benessere e dal consumismo alle attuali paure per le difficoltà economiche, in particolare riguardanti il lavoro; dal rumore assordante in cui si vive – che elimina con il silenzio, la riflessione, lo studio, la preghiera – alla spettacolarizzazione che invade un po’ tutte le sfere dell’esistenza, compresa quella dei sentimenti. C’è una fortissima spinta ad essere totalmente presi dai propri interessi personali. E c’è l’isolamento in cui vengono lasciati quelli che “non ce la fanno”, i “sommersi”.
Determinante è il peso dei media per una deresponsabilizzazione causata dall’impatto con una realtà virtuale che ostacola – o impedisce del tutto – l’incontro e lo scontro con la vera realtà delle persone e dei fatti.
L’appello è rivolto a realizzare una politica che si proponga in primo luogo la maturazione della coscienza civica popolare, come principale rimedio al dilagare della corruzione nella vita pubblica.
COSCIENZA POLITICA E MEMORIA
Non c’è coscienza politica se non c’è memoria. In chi si propone di cambiare la società, cercando o gestendo il potere, è forte la tentazione di non conoscere e di non considerare quel che è accaduto, nel bene e nel male, nel passato prossimo e remoto, prima di lui, di non partire quindi dalla storia, ma solo da se stessi. “Ora faccio tutto io”: è un’affermazione che può fare effetto a molti, ma è in realtà una grande stoltezza e prepara non poche sciagure.
Al tempo stesso far memoria del passato senza trarne insegnamento per il presente serve a poco e può essere una forma di evasione dalle proprie responsabilità.
Far memoria per il presente, per acquisire una coscienza politica, significa essere disposti a cambiamenti nel proprio modo di vivere, di valutare, di interpretare le situazioni e gli eventi nuovi. Si tratta di accettare una “conversione personale politica” a cui segua un impegno a cercare le strutture e le istituzioni che meglio possono favorirla.
MEMORIA DEL PRESENTE
La memoria per il presente non può non essere anche “memoria del presente”, attenzione al presente in cui viviamo ma che spesso non guardiamo e non vediamo, assunzione di responsabilità per vivere rettamente.
Andando al di là dallo schermo opaco e deformante steso tutto intorno a noi dai media, dobbiamo ricordarci dei ‘poveri cristi’ che ci stanno accanto.
Esseri umani deboli ed indifesi sono tenuti ai margini dalla società e fatti oggetto di una campagna di paura e di odio.
Dobbiamo fare memoria di alienati ed alcoolisti senza fissa dimora, di barboni, baraccati, zingari, clandestini, prostitute, vucumprà, lavavetri, mendicanti, stranieri, neri, asiatici, musulmani, indù… uomini, donne e tantissimi bambini, oggetto di una stringente ‘pulizia sociale’.
Dobbiamo accorgerci di una vera e propria persecuzione in atto, fatta di perquisizioni e di schedature umilianti e traumatizzanti, di arresti ed espulsioni, di continui ‘sgomberi’ in estate come in pieno inverno, di reiterate distruzioni di miseri rifugi con tutte le povere cose che contengono.
Dobbiamo aprire gli occhi sulla miriade di aggressioni, morali e fisiche, da parte dei pubblici poteri e dei privati cittadini nei riguardi dei deboli, che passano, in grande maggioranza, sotto silenzio.
Dobbiamo fare memoria di coloro che delinquono, da amare sempre e da recuperare per quanto possibile. Di quelli che vengono giudicati e condannati per calcolo politico, per vendetta e con livore, da ‘giusti’ che non toccherebbero i loro carichi con un dito. Dell’espansione delle carceri e del drastico restringimento delle misure alternative e riabilitative.
Dobbiamo accorgerci che in Italia interi settori della società sono sottoposti ad un crescendo di leggi discriminatorie, razziste e xenofobe, spacciate come norme per la ‘sicurezza’ dei cittadini ‘onesti’. Leggi che vengono approvate con una facilità stupefacente, con poche coraggiose voci dissonanti subito messe a tacere, senza nessuna opposizione seria nella politica, tra gli intellettuali, tra le autorità morali o religiose.
Dobbiamo fare memoria delle migliaia e migliaia di poveri stranieri che vengono respinti, in ogni stagione, insieme alle loro speranze, dalle frontiere del nostro paese.
Far memoria del presente significa ricordare che il cibo che ci nutre e il tetto che ci protegge, il nostro benessere fisico e psichico, la nostra libertà, il godimento dei diritti, il nostro essere in pace e non in guerra, non sono la regola ma l’eccezione tra i miliardi di essere umani che popolano la Terra.
Significa saper vedere l’ingiustizia di un ‘ordine mondiale’ basato su enormi squilibri economici, difeso, con tutti i mezzi, da centinaia di milioni di persone: le classi privilegiate che detengono il potere nei paesi economicamente evoluti.
Significa accorgersi dell’impossibilità di mantenere un modello di sviluppo basato sul dogma della crescita esponenziale dell’economia, invece che sull’equilibrio globale.
Significa riconoscere l’insensatezza di continuare a studiare, produrre e schierare armi di una potenza inusitata, mai prima d’ora costruite sulla Terra.
Significa leggere i chiari segnali di allarme provenienti dalla crisi economica mondiale, dai cambiamenti climatici, dall’instabilità politica e militare dei paesi poveri, dalle migrazioni disordinate, dal terrorismo, dalle grandi contrapposizioni strategiche.
Fare memoria del presente significa avere consapevolezza del futuro, guardare al mondo dei nostri nipoti e pronipoti, su cui incombono - a meno di un deciso e immediato cambiamento di rotta - immani disastri, capaci di portare ricchi e poveri insieme alla rovina.
CONVERSIONE POLITICA
L’accostamento di questi due termini può sembrare ad alcuni una commistione di sacro e profano ed altri potranno pensare a ribaltoni negli equilibri di potere.
Qui intendiamo qualcosa che ci sembra impegnativa e molto urgente: nella memoria di chi ci ha preceduto, nel popolo come nei portatori di particolari carismi ed esperienze, dobbiamo attingere luce e forza per un cambiamento interiore. “Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (cfr. Rom. 12, 1-2) e per una conseguente azione sulle strutture e istituzioni.
E’ importante che tutto ciò sia ricercato comunitariamente perché tale è il cammino di fede e tale l’impegno per un cambiamento della società.
VARI MODI DI FAR MEMORIA
Ci sono vari modi di far memoria tutti validi e certamente rispettabili. Noi proponiamo quello che ci sembra più urgente per un risveglio della coscienza politica e quindi più consono a un appello politico urgente.
Si può “commemorare”, ricordare in pubblico e con solennità. E’ una cosa bella e buona, ma non va esente dalla tentazione di alimentare una compiacenza per quello che “siamo stati”, senza frutti di cambiamento, conversione nel presente. Oggi si moltiplicano le celebrazioni e si dà gran peso al numero dei partecipanti.
Ottima cosa è anche lo studio approfondito dei fatti e delle persone di cui si vuol fare memoria. Può essere fatto con la preoccupazione dominante di scientificità e con scarsa partecipazione affettiva ed effettiva. Ciò diminuirebbe i frutti di cambiamento, portandoci nel passato senza responsabilizzarci per il presente.
Nel far memoria di personaggi che ci hanno preceduto se ne scoprono meriti e virtù che non erano stati capiti e apprezzati sufficientemente nel passato. Ma anche in questo si possono insinuare sentimenti che non aiutano la conversione e la crescita di coscienza politica nel presente.
Il nostro appello politico per un risveglio delle coscienze è un pressante invito a far memoria nel senso di entrare in comunione con chi ci ha preceduto. Nel farlo comunitariamente sperimentiamo che cosa significhi la vera amicizia fra di noi, come comunione nella comunicazione reciproca di quanto si ha e soprattutto di ciò che si vive nel dolore come nella gioia. La vera amicizia si ha quando si partecipa al vissuto reciprocamente, superando i recinti e le barriere di ogni genere.
Ora invitiamo a ricordare e a far memoria nel senso di vivere in amicizia con chi ci ha preceduto, con il popolo, in particolare con chi ha lottato e sofferto per il bene e la giustizia, e con coloro che hanno avuto un ruolo particolare di sostegno e di guida. Nell’elencare le persone a cui ci sentiamo legati da particolare amicizia, possiamo far entrare anche chi ci ha preceduto e ci accorgeremo che c’è spazio per tutti. Il nostro cuore e la nostra mente sono straordinariamente dilatabili.
POTERE E MEMORIA
Nel rapporto fra potere e memoria c’è un meccanismo così diffuso, specialmente ai nostri giorni, da far pensare a una necessità senza alternative. In realtà non è sempre così nel presente e non è stato sempre così nel passato. Per questo non si spengono la responsabilità e la speranza.
Il meccanismo è semplice.
Quando si è alla ricerca del potere si fanno promesse di grandi innovazioni senza badare molto se si tratta di cose che già sono state promesse e in qualche caso realizzate da altri. Una volta ottenuto il potere oltre a dimenticare le promesse fatte si cerca per lo più di far dimenticare il passato.
Specialmente il potere accentrato in una o poche persone ha il bisogno di far dimenticare i tempi in cui c’era una qualche partecipazione democratica. Accade così che il potere trova mille strade per tagliare la memoria e spegnere la coscienza politica. Si possono ottenere anche larghi consensi perché tante persone trovano comodo sentirsi sollevate dal peso della partecipazione e della coerenza. Il sopore della coscienza politica può non dispiacere. Ma questa tendenza – che ha in sé un nascosto intento dittatoriale – comporta a un certo punto l’uso di violenze psicologiche, e anche fisiche, che finiscono per stimolare il risveglio della coscienza politica, dell’opposizione, della ricerca di un’alternativa.
I tempi del risveglio della coscienza politica non sono facilmente prevedibili perché viviamo situazioni inedite e dipendono dalla libertà popolare. Il risveglio può essere lento ma anche brusco se non istantaneo.
MEMORIA DEI GRANDI E DEI PICCOLI
Ci sono almeno quattro direzioni:
I grandi che fanno memoria dei grandi. Particolarmente difficile perché è rara, anche se preziosa, l’umiltà dei grandi.
I grandi che fanno memoria dei piccoli. Quasi mai i grandi trovano utile considerare i piccoli.
I piccoli che fanno memoria dei grandi. Spesso i piccoli sono delusi dai grandi e non li cercano nemmeno nel passato. Tuttavia i più anziani possono cedere al rimpianto e alla nostalgia, dicendo a se stessi e agli altri: “quando c’erano…”.
I piccoli che fanno memoria dei piccoli. Essi possono più facilmente capire quello che hanno vissuto coloro che li hanno preceduti. Ma in questo vanno aiutati perché il potere punta specialmente in questa direzione per far dimenticare.
MEMORIA CHRISTI
Questo è il punto di partenza della nostra comunicazione. Forse non lo abbiamo sufficientemente presente per la nostra incredulità. “Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità” (Mc. 9, 24). Forse è anche il punto più difficile ad essere compreso e accolto.
Accenniamo ad alcuni temi.
La fede, azione dello Spirito Santo in ogni persona (lo Spirito Santo riempie l’universo) ci apre alla rivelazione del Mistero infinito che si dà a noi nel Mistero di Gesù Cristo, nel Mistero Pasquale, nel quale memoria e presente sono unificati.
L’oggi di Dio.
La fede è memoria quindi di ciò che è accaduto, che accade e che accadrà. Il Mistero Pasquale è il senso della storia e della evoluzione cosmica.
“Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Ebrei, 11-12). Ecco la chiave per capire la memoria dei santi, ovviamente non solo di quelli canonizzati, ma di tutte le persone umane santificate dallo Spirito:
la fede che è memoria Christi,
l’anima della Chiesa
e del rapporto Chiesa – mondo
E questa è la sfida del tempo presente più profonda e impegnativa delle tante sfide con cui siamo soliti descrivere i nostri giorni e sollecitare il nostro impegno.
Altri temi possibili:
Memoria e coerenza
Memoria e identità
Memoria individuale e collettiva
Memoria e radici familiari
Memoria ed educazione civica
Memoria e rivoluzione culturale
Memoria e ringraziamento
Memoria mundi – Passato presente e futuro
Il ricordo di Giuseppe Lazzati è un ottimo avvio al recupero della memoria, un evento di comunione che dovrebbe estendersi a tanti altri ed a quel che il popolo ha vissuto durante la guerra e dopo.
Forse tre o quattro decenni fa non pochi si dichiaravano d’accordo con Lazzati, in particolare rifacendosi alla “Lettera a Diogneto”, uno dei primi scritti cristiani di cui Lazzati era un grande studioso, in cui si dice che i cristiani in tante cose non sono diversi dagli altri cittadini. Ma si rischiava di rimanere in superficie non cogliendo quanto la “Lettera” diceva sullo straordinario modo di vivere dei cristiani, che Lazzati metteva in risalto con i suoi studi approfonditi e la sua elevata contemplazione.
Oggi Lazzati è dimenticato da tanti politici che si professano cristiani impegnati nella ricerca e nella gestione del potere, per rispondere alle sfide del presente.
Invitiamo a ricordare Lazzati per risvegliare oggi la coscienza politica.
In anni in cui la Chiesa era considerata soprattutto come gerarchia che guidava un popolo chiamato a seguire ed eseguire, Lazzati con grande forza e lucidità ha resistito alla corrente dominante proponendo e promuovendo la maturità dei laici.
Il fondamento del suo pensiero e della sua azione era la fede alimentata continuamente dalla preghiera, dalla contemplazione, dall’attenzione al mondo: la “secolarità” come impegno nel temporale. Il suo rapporto con la Parola era arricchito dall’autentica passione per la letteratura cristiana antica.
L’impegno per la “laicità” si rivolgeva in primo luogo al ruolo dei laici nella Chiesa, da riscoprire e riproporre come importantissimo.
La sua fedeltà alla Chiesa gerarchica si esprimeva in una disponibilità ad incarichi che contrariavano le sue più profonde aspirazioni spirituali e apostoliche. Attraverso prove durissime è rimasto in una posizione centrale nel contesto ecclesiale e civile.
Invitiamo quindi a ricordare Lazzati a partire dal dono dello Spirito, la memoria Christi, comunicando con semplicità fra di noi quanto ci può aiutare ai nostri giorni.
Per la biografia:
Angelo Montonati “Il testamento del Capitano – L’avventura cristiana di Giuseppe Lazzati”, Ed. San Paolo
Parola e Malpensa, “Lazzati, una sentinella nella notte”, Ed. Mulino
Armando Oberti, “Tappe e tracce di una vita”, Ed. AVE
Firmatari: Pino Baldassari, Giacomo Barbalaco, Paolo Bonfanti, Mons. Giuseppe Casale, Giulio Cascino, Riccardo Chieppa, Biagio Cinque, Piero Fantozzi, Luigi Ferretti, Pier Ugo Foscolo, Francesco Giordani, Roberto Giordani, Alberto La Porta, Ketty La Torre, Giuseppe Lodoli, Suor Eugenia Lorenzi, Giorgio Marcello, Laura Marini, Giuseppe Marucci, Maria Luisa Matera, Gianfranco Nicolais, Liborio Oddo, Ruggero Orfei, Massimo Panini, Pio Parisi s.j., Franco Passuello, Romolo Pietrobelli, Anna Maria Polverari, Giancarlo Sabatini, Gianfranco Solinas, Francesco Scalia, Giuliano Tonello,Flavio Zanardi